Un raccontino

Autori triestini famosi e no famosi, poesie, anche le vostre...
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sono piccolo ma crescero
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Un raccontino

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Avendo studiato per 18 anni nelle scuole ed università italiane, mi è capitato di saper scrivere :wink: , ma non sono uno scrittore, neanche uno scrittore della domenica. Tanti anni fa però, saranno quasi venti, avevo preparato una traccia per realizzare assieme agli alunni uno spot pubblicitario della scuola dove insegnavo. Non se ne fece nulla ed allora trasformai la traccia in un raccontino che pubblicai sul sito web della scuola col nome di Tusitala (chi sa dire perché scelsi questo nome?).

Da qualche anno, quel sito non esiste più ed io, per caso, ho ritrovato, tra le mie carte, il raccontino. Me lo ero dimenticato e rileggendolo ho sorriso. Allora ho pensato che potrebbe rasserenare anche chi di voi avesse la pazienza di leggerlo tutto.

Buona lettura quindi e ricordatevi: c'entra con Trieste e c'è anche una frase in triestino dentro.
I Need You

La stanza che i quattro candidati videro quando la porta si aprì era immensa, illuminata a giorno da una luce diffusa, con al centro un'enorme scrivania che era retta, al posto della gambe, da quattro lunghe corna di bue: la parte più larga del corno reggeva il ripiano e la punta quasi si conficcava nel pavimento se non fosse stato per un puntale d'oro che ne allargava la base. Tutto il pavimento, poi, era ricoperto da una moquette fatta di pelli di di manzo pezzate, bianche e nere, e cucite tra di loro. Dietro alla scrivania troneggiava John Mc Gringitch, presidente, amministratore e proprietario della MGO, la Mc Gringitch Oil Corporation, da lui fondata negli anni sessanta ed ora diventata una delle più potenti corporation americane, e quindi del mondo, con interessi oltre che nel petrolio e nell'allevamento dl bestiame, nell'elettronica e nella produzione di bevande gassate, famosa la sua CocaCow, una bevanda rossa, energetica ed eccitante, dalla ricetta segreta, ma che tutti ritenevano fosse prodotta usando sangue di bue e qualche derivato del petrolio; la sua caratteristica era che quando si apriva la lattina ne usciva anziché il classico “psss” di tutte le bevande gassate, una musica country prodotta da un microcircuito che usava il coperchio della lattina come altoparlante e che si attivava con la caduta della pressione all'interno della lattina stessa.

John Mc Gringitch era un uomo corpulento, alto, grasso abbastanza da farlo notare; aveva in testa un cappello da cow boy nero che portava con le tese arrotolate verso l'alto ai lati del volto; teneva stretto tra le labbra un sigaro che sarà stato lungo 20 centimetri e che non toglieva mai dalla bocca nemmeno per parlare. Da sotto la scrivania si notavano, poi, i suoi stivali, dal tacco alto e di cuoio decorato. Sula parete dietro a lui, la bandiera del Texas e, particolare inquietante, due fucili Winchester incrociati con l'asta della bandiera. Squadrò i quattro giovanotti che erano entrati con una sguardo gelido.

“You know...” cominciò con un inglese fatto di vocali aperte e parole masticate, “voi sapete che devo aprire in Europa una filiale della mia azienda; è inutile che vi dica che lo stipendio sarà adeguato, ma anche che mi aspetto molto da chi di voi sceglierò come amministratore della MGO Europe. Vi ho convocati tutti assieme perché voglio che, nel presentarvi, vi mettiate in competizione tra voi; io amo la competizione e che vinca chi mi convincerà di essere il migliore.” Poi si rivolse al primo: “Attacca tu.”

Il giovanotto a cui John Mc Gringitch si era rivolto era vestito in modo elegante, capelli lunghi, ma non troppo, un'aria un po' sussiegosa. “My name is John Smith, Sir” cominciò, con una lingua inglese che nulla aveva a che fare con quella di Mc Gringitch, tanto era forbita ed elegante.

“Mi chiamo John Smith, mi sono laureato ad Oxford in economia, ho conseguito un PhD presso l'università di Cambridge con un lavoro sul controllo del prezzo del petrolio come leva per pilotare le economie dei paesi emergenti, che mi sembra sia stato utilizzato anche dalla sua azienda nel momento in cui decise di sbarcare in Cina, ...”. Mentre lo ascoltava, la faccia di Mc Gringitch assunse via via un atteggiamento quasi di ribrezzo e, con le labbra che serravano il sigaro, alla fine del discorso faceva persino il verso al parlare forbito di Smith.

“All right Sir”, e calcò la voce sul Sir in tono di scherno, “Next one!”

“Je suis Marcel Dupont” attaccò il secondo. “Mi chiamo Marcel Dupont, mi sono diplomato alla Sorbona di Parigi con una tesi in Diritto comunitario e sviluppo dell'allevamento dei bovini. Ho fatto anche il militare nella legione straniera, perché amo la mia patria; mio padre combatté a Dien Bien Phu, in Vietnam ed io...”

“Non parlarmi mai del Vietnam, ragazzo! Se non fosse stato per voi francesi che avete fatto quello che avete fatto laggiù, poi noi non saremmo intervenuti e non avremmo avuto la prima sconfitta della nostra storia. Se le guerre non le sapete fare non dovete farle. The next, il prossimo!” troncò, lasciando Marcel Dupont basito.

Yo soy Fernando Rodriguez, vengo da Madrid, non mi sono laureato perché ho dovuto lavorare fin da piccolo nell'allevamento di tori di mio padre...”. Il volto di John Mc Gringitch si illuminò come Rodriguez parlava di allevamento di tori, ma poi, mentre andava avanti la presentazione, si rabbuiò e quasi intristì. “Señor, lei mi piace, ma non posso dimenticare quello che fate ai tori nella corrida.” Tirò fuori dalla fondina, che aveva legata in vita, un revolver e agitandolo verso Rodriguez continuò “Il toro è una bestia nobile. Non posso accettare quello che gli fate; dovete ammazzarlo?” Puntò la pistola contro il giovane. “Un colpo in fronte, bang, e via. Così si fa e non come fate voi, un colpo di lancia, un colpo di spada e poi siccome uno non basta, un secondo e poi magari un terzo”. Rodriguez, bianco come un cencio lavato, vide con sollievo che Mc Gringitch riponeva il revolver nella fondina. “The next one” sentenziò il texano.

“Mi me ciamo Ucio Ferluga, son de Trieste e go fato el Carli. Son vegnù fora con 60/100. De meno no podevo far.” Il volto di John Mc Gringitch si illuminò “Oocho Pharloogah from Trieste! Ah Trieste! I served in Trieste in 1948, ho fatto il militare a Trieste dal 1948 al '51. Bellissima città e mia moglie è di Trieste. Frequentava il Carli ed io andavo ad aspettarla fuori scuola ogni giorno. Yes, I need you!

Ferluga! I need you! Svegliati Ferluga. Non sei mai a scuola ed oggi che ci sei ho bisogno di interrogarti, anche se tu vorresti soltanto dormire! Come out!” La professoressa di inglese non aveva un revolver, non aveva due Winchester, ma la sua faccia non prometteva niente di buono. E di malavoglia Ucio Ferluga si alzò.
P.S. Ogni riferimento a fatti e persone reali è puramente casuale; in particolare ignoro se esistano o siano esistiti la CocaCow, la MGO, la Mc Gringitch Oil Corporation, ed il signor John Mc Gringitch; Ferluga, invece, è un cognome molto comune a Trieste e se un Ucio Ferluga ha mai frequentato il Carli, beh, nello scrivere il racconto, non ho pensato a lui.


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
Ciancele
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Re: Un raccontino

Messaggio da Ciancele »

Mia nonna paterna era una Ferluga, di Rozzol? Ucio è od era forse un mio lontano cugino? :080402ask_prv:


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Nona Picia
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Re: Un raccontino

Messaggio da Nona Picia »

Un mio ex compagno de scola, no de classe, xe ciama Ferluga e lui me diseva che el nome deriva da Ferlughi o Ferlugi che xe dele parti de Pis'cianzi, se no xe proprio Pis'cianzi....


Ciao ciao
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babatriestina
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Re: Un raccontino

Messaggio da babatriestina »

Ferlugi xe el nome sloven de Conconello


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Zigolo
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Re: Un raccontino

Messaggio da Zigolo »

Ma cossa ve perdè a cruziarve de dove che vien i Ferlughi, inveze de farghe i complimenti a Sonopiccolo! :-D

Cocolo e ben scrito :clapping_213: :clapping_213: :clapping_213:


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Nona Picia
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Re: Un raccontino

Messaggio da Nona Picia »

Te ga ragion....divento vecia e me dimentico le robe importanti....
Sai cocolo el racontin e divertente!


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