L'Opera in versione "moderna"

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Blues Briso
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L'Opera in versione "moderna"

Messaggio da Blues Briso »

Oggi, su input di un'altra conversazione qui sul forum, per curiosità, grazie a Raiplay, mi sono guardato il Marino Falliero di Donizetti (allestimento in platea, orchestra distanziata sul palco, andato in scena in pieno periodo Covid, al "Donizetti" di Bergamo, a teatro letteralmente vuoto, per la sola diretta di Rai5).
Non voglio tanto entrare in merito alla qualità musicale della performance, né della scrittura dell'Opera, ma vorrei piuttosto, chiedere ai frequentatori abituali di teatri d'opera, cosa ne pensano degli allestimenti che vogliono essere (più o meno) contemporanei; perché io ad esser generoso, li trovo orrendi.
Ahimè non ho frequentato grandi teatri, ma ho veduto registrazioni di varie opere. Raramente (quasi mai) ho notato delle versioni "contemporanee" che addottassero soluzioni davvero azzeccate (almeno secondo il mio modesto parere). Io ad essere onesto, le trovo quasi sempre eccessive e del tutto fuori luogo: ci si sforza di mantenere l'Opera come un tesoro culturale del passato, e di contro poi, la si enuclea dalla sua ambientazione per "renderla attuale"? Ma per davvero? Ma sul serio?! A me pare proprio che qualcosa non quadri in questo ragionamento.
Poi perdonatemi se aggiungo pure che resto convinto del fatto che se certi "registi" fossero stati tali quando i teatri erano in mano agli impresari, avrebbero fatto di certo la fame.
Vabbè, scusate lo sfogo, ma a parte questo, sono davvero curioso di capire se sono solo io a provare una sorta di repulsione per queste versioni pseudo-minimaliste o se vado controcorrente...


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Re: L'Opera in versione "moderna"

Messaggio da babatriestina »

le trovo orribili anch'io.Non ho mai visto il Marin Faliero a teatro, lo conoscevo solo da una registrazione RAI che mi ero registrata tanti anni fa, ma ovviamente mi piaceva immaginarmelo ambientato nella Venezia di allora, all'Arsenale, nelle sale dogali, nelle calli veneziane. Qualcuno ( Ronconi) aveva incominciato semplicemente a trasportare la trama all'epoca in cui fu scritta l'opera, per cui giù a crinoline ottocentesche... c'è un gruppo contro queste ambientazioni lo seguivo su Facebook, che metteva qualche foto col titolo " Guess the opera"


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Re: L'Opera in versione "moderna"

Messaggio da Blues Briso »

Preciso che in realtà non sono contrario a priori. Ricordo sempre in Rai, una Carmen di Zubin Meta a Napoli con delle scenografie stilizzate, che ho trovato particolari e azzeccate. Ma in generale le trovo una forzatura. Se si vuole Opere "contemporanee" perché non se ne scrivano di nuove? Ho visto qualche anno fa una "Ciociara" alla prima europea... ma sono assai rare le Opere nuove.

Un'altra cosa che non capisco è l'ostinazione a non utilizzare le versioni in italiano di Opere celeberrime scritte in altre lingue. Ho una registrazione recente del "flauto magico" nella versione italiana di De Gamerra, che personalmente apprezzo parecchio. Eppure viene sempre rappresentato in tedesco (anche nel resto di italia).
È un mio limite, se non capisco (e il tedesco non lo conosco), non riesco ad apprezzare l'opera. E il flauto è davvero bello.
C'è da dire che alcune versioni sono bruttine: la Carmen in italiano è quasi cacofonica.


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Re: L'Opera in versione "moderna"

Messaggio da babatriestina »

il problema delle traduzioni delle opere in confronto alla lingua originale. Adesso sono tutti filologi e vogliono l'originale, che sia francese, tedesco o anche russo. Risolvono in un certo senso attraverso la proiezione della traduzione. Wagner in italiano...e le opere francesi in italiano, non solo Carmen, Manon di Massenet, faust.. erano un tempo correnti ed avevano una scuola di interpreti italiani che si è persa. Io ricordo un indimenticabile edizione dei Maestri cantori in italiano, al Verdi, con protagonisti quali Taddei, Capecchi, Picchi. me la godetti. Anche perché era di pomeriggio e non di sera, ora in cui avevo sonno e con Wagner... Lohengrin " mercè, mercè cigno gentil..." o Manon " ah dispar vision" erano diventati classici. Del Flauto ricordo un " Qui sdegno non s'accende" cantato da Ivo Vinco per la RAI.. ma adesso non li cantano più tradotti.


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Re: L'Opera in versione "moderna"

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Per la regia mi avete fatto ricordare i racconti di mia mamma. Lavorava in una tipografia di Isola il cui proprietario era un melomane che andava sempre all'opera a Trieste. Rigorosamente in loggione e ascoltava le opere voltando le spalle al pacoscenico! Avrebbe indotto al suicidio registi e costumisti! (Per inciso, quando nella tipografia c'erano lavori urgenti, si metteva a cantare pezzi del barbiere di Siviglia per indurre le lavoranti ad un ritmo più veloce; ma questa è una nota di colore che non c'entra).

Comunque, per l'ambientazione contemporanea, penso ci siano opere che si prestano ed altre no. Penso, ad esempio, al Rigoletto, un'opera dai temi ancora attualissimi. L'Aida decisamente no!

Per la traduzione, penso che il problema sia complesso. Quando le opere erano patrimonio popolare e la gente le cantava nelle osterie, era necessario avere una qualche traduzione. Oggi le opere si ascoltano, seduti, ingessati e basta (avete notato che oggi non si cantano nemmeno più le canzonette?) e quindi un libretto col testo originale e la traduzione a fronte può andare bene. Tradurre l'Amleto (prosa) non è facile, ma nemmeno impossibile: è la parola detta che comanda e quindi è bene capirla. Nelle opere non basta tradurre; da inesperto suppongo che bisogna mantenere il senso, mettere gli accenti al posto giusto, ma anche le vocali dette a bocca aperta (a, e, o) dove ci sono vocali a bocca aperta; quindi forse è meglio lasciare il testo come è (anche se le foreste imbalsamate potrebbero essere migliorate da qualche traduzione!).


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
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Re: L'Opera in versione "moderna"

Messaggio da babatriestina »

Sull'attualità di Rigoletto ( presa da un dramma di Victor Hugo) ho le mie riserve. Un'oca giuliva come Gilda , tenuta chiusa in casa da un padre severissimo che si innamora di un corteggiatore che lei vede a messa e che poi si lascia ammazzare per salvarlo io non riesco a concepirla nel mondo odierno. Semmai il fatto che al momento del rapimento Rigoletto è reso cieco e sordo dalla mascherina imposta...
Anch'io da piccola pensavo che le foreste le imbalsamassero come le mummie egiziane.
D'altronde pochi di noi leggono Iliade e Odissea nell'originale greco o l'Antico testamento nell'originale ebraico o i Vangeli nel testo greco. E le poesie di Victor Hugo come les Djinns penso che perdano in traduzione. Ma voi Stille Nacht la cantate in tedesco o nelle traduzioni taliane? ce ne son tante, poi... e chi canta più Adeste fideles in latino?


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Re: L'Opera in versione "moderna"

Messaggio da Piereto »

Bene. Il regista è stato inventato perchè occorreva una persona che potesse dare delle indicazioni valide agli attori su come muoversi sulla scena su come esprimersi mimicamente e quale tipo di intonazione e ritmicità vocale adoperare. Nella stagione d'oro della opera lirica non c'era bisogno del regista, e quando la faccenda si faceva più complessa il direttore d'orchestra diventava amche concertatore. Forse il pubblico era di bocca buona. Accanto a questo tipo di regia a metà anni settanta del novecento sono apparsi i registi creativi cioè persone che non erano scrittori , nè musicisti, nè fotografi. Un esempio per tutti Fellini, che si avvalso tra gli altri di Zavattini, di Rota e di svariati fotografi. Una cosa è creare dal nulla e una altra cosa è modificare quanto già creato e messo in atto da altri. Quindi da musicista e frequentatore dell'opera affermo che il 90% della produzione odierna è affidata ai registi creativi e a me fa schifo. Mi metto nei panni di uno che non ha mai letto un libro o non è mai andato a teatro. Ascolta una musica come l'Aroldo di Verdi e non sa che prima lo stesso Verdi lo aveva ambientato nell'ottocento chiamandolo Stiffelio, poi lo ha trasposto nel medioevo diventando Aroldo, e ora ultimissima "fantasiosa trasposizione" viene presentato a Ravenna in una ambientazione degli anni trenta. Aroldo è un reduce dll' Africa Orientale Italiana e viene accolto in una azienda rurale fascista. Che idea si può fare lo spettatore ? Questa è l'opera lirica odierna.
Quando non si riesce o non si vuole tutelare la culttura di una civilttà, essa scompare.
Per la versione in italiano del testo di opere scritte e pensate in altre lingue , ci si deve basare sulla ritmicità sillabica musicale, insomma sulla metrica, e perciò la traduzione ritmica è un lavoro titanico e maledettamente difficile. E' vero oggi nessuno canta non solo arie di opere e neanche le canzonette o forse lo fa solo in casa, ma all'aperto vieni di sicuro arrestato per schiamazzi, Oggi si "canta" col microfono e quindi qualsiasi essere parlante diventa un cantante, Coraggio San Remo è alle porte.


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Re: L'Opera in versione "moderna"

Messaggio da Blues Briso »

Piereto ha scritto: gio 27 gen 2022, 8:32 Coraggio San Remo è alle porte.
:-D

Io non sono musicista e ho sempre trovato l'Opera noiosa. Mi ci sono avvicinato non tantissimo tempo fa, "per sbaglio"...
È cominciata a piacermi solo quando l'ho "capita" e comunque non tutta...
Ho capito che ascoltando diverse versioni della stessa opera, si colgono sfumature diverse, perfino se un interprete è bravo o se è un cane... Una cosa che invece non ho capito bene è perché alcuni cantanti che trovo abbastanza cani, sono piuttosto famosi (ma è un'altro discorso).
Ad ogni modo, non penso che i registi creativi siano di per sé inutili, anzi ognuno di loro dà un'impronta personale a specifiche opere (persino con gli stessi interpreti); è l'arte "elucubrativa" ad essere completamente disarticolata da una forma di teatro musicale così tradizionale, secondo me. "Modernità ed avanguardia" non credo le si addicano.

Ribadisco infine che se non ci fosse stata la versione di De Gamerra, probabilmente non avrei ascoltato volentieri il flauto magico. Ascoltatela, c'è una versione di Karajan monofonica con i dialoghi recitati e una recente di Giovanni Battista Rigon con i recitativi. Io non sono a conoscenza di altre versioni.


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Re: L'Opera in versione "moderna"

Messaggio da Piereto »

Ben vengano i registi creeativi, ma si cimentino con opere nuove e non con cose del passato Poi non è detto che quello che è passato sia noioso. Bisogna disporre di un bagaglio di conoscenze. Ben diverso è il perchè certi cantanti o registi siano "famosi " ,ma si tratta di un tipo diverso di conoscenze. :(
Vari fattori remano contro la comprensione della opera lirica. Non siamo più abituati ad ascoltare una persona che canti, cioè che moduli la voce, non che parli, e anche che si cimenti per più di un ora. Quasi mai le parole sono inteleggibili . Il fatto narrato ormai è lontano dall'attuale modo di affrontare la realtà e spesso viene narrato in un italiano arcaico. La azione scenica risulta essere troppo lenta per i nostri standard attuali, e così ci si annoia. Per cui hanno più successo le singole arie che non tutta lopera.


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Re: L'Opera in versione "moderna"

Messaggio da babatriestina »

mi ricordo una volta che mi chiesero di accompagnare una classe scolastica alla Traviata, quella con regia di Zeffirelli. Nessuno li aveva preparati ed io da prof di matematica non pensavo che nell’ora di matematica fosse il caso di spiegare l’opera lirica. La prima domanda fu: " ma cantano tutto il tempo?" . Un po' come mi trovavo io in certe commedie musicali americane, in cui l'azione era interrotta dalla cantata


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Re: L'Opera in versione "moderna"

Messaggio da Blues Briso »

Piereto ha scritto: gio 27 gen 2022, 17:23 Poi non è detto che quello che è passato sia noioso
No anzi, trovo noioso vedere delle persone che non c'entrano nulla con l'azione e che si muovono sul palco con movimenti innaturali e incomprensibili per tutta l'opera. Fanno male agli occhi, perfino.
Piereto ha scritto: gio 27 gen 2022, 17:23 Bisogna disporre di un bagaglio di conoscenze.

È vero. Bisogna sapere cosa si sta sentendo e guardando.
Una cosa che mi ha colpito moltissimo per esempio di verdi, non sono tanto le celeberrime arie, ma come riesce ad esprimere le emozioni che provano i personaggi in un dato momento, addirittura come queste cambiano repentinamente... Trovo geniale per citare qualcosa, quando Violetta e Alfredo si incontrano appartati (Invitato qui a seguirmi, ei verrà?...) Perché la caratterizzazione musicale è azzeccatissima: l'agitazione di lei, poi l'ira di lui, è espressa con l'uso di espedienti musicali in maniera davvero efficace. Ma se non capisco cosa si dicono (e se non so cosa è successo fino ad allora) non potrò apprezzare fino in fondo il tutto. Molti melomani che ho sentito parlare o scrivere, apprezzano la performance musicale e canora (l'esempio della persona che ascoltava dal loggione, di schiena è indicativa di questo tipo di appassionati), tuttavia l'Opera è anche rappresentazione di una storia che andrebbe "seguita".
L'opera buffa è tutta un susseguirsi di "gag", che se non si colgono, non sono buffe. Se non si capisce cosa combina Figaro, apprezzeremmo solo le arie del barbiere di Siviglia o delle Nozze... e non coglieremmo poi come nel Rigoletto, Verdi trasporta la struttura da "commedia degli equivoci" tipica dei drammi giocosi, in vera e propria tragedia.
Piereto ha scritto: gio 27 gen 2022, 17:23 Il fatto narrato ormai è lontano dall'attuale modo di affrontare la realtà
Sicuramente, ma le emozioni sono sempre le stesse. Tante volte negli ultimi anni che si parla di femminicidio, ho pensato alla Carmen. Non è ancora cambiato nulla.
Piereto ha scritto: gio 27 gen 2022, 17:23 Quasi mai le parole sono inteleggibili . Il fatto... spesso viene narrato in un italiano arcaico
È vero, infatti bisogna andare preparati per vedere un opera. Di sicuro a teatro non ho intenzione di leggermi i sottotitoli che mi hanno detto che vengono proiettati o di seguire il libretto.
Piereto ha scritto: gio 27 gen 2022, 17:23 La azione scenica risulta essere troppo lenta per i nostri standard attuali, e così ci si annoia. Per cui hanno più successo le singole arie che non tutta lopera.
Mah non so, forse pure in origine le arie erano quelle di maggior successo; ho letto perfino che per fare il bis, certi cantanti addirittura cantavano canzoni che non c'entravano niente con l'opera che stavano eseguendo. Sul fatto che l'azione sia troppo lenta, non sono molto d'accordo, alle volte sono le esecuzioni ad essere noiose. Si torna al discorso del regista. È colui che dà forma e ritmo alla rappresentazione (sempre che il direttore d'orchestra, musicisti e cantanti lo seguano).
babatriestina ha scritto: gio 27 gen 2022, 19:16 La prima domanda fu: " ma cantano tutto il tempo?"
In effetti per chi è totalmente a digiuno di Opera, è strano. Si è abituati di più ai musical americani (fin da bambini con i film Disney). Sentire poi i recitativi accompagnati dal cembalo è stranissimo (ma non è il caso della Traviata). Sentire i dialoghi recitati "alla Carmen" e dell'operetta poi, è di certo meno disorientante.


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Re: L'Opera in versione "moderna"

Messaggio da babatriestina »

Carmen e il femminicidio.. probabilmente saprete che c'è stata appunto una recente versione di Carmen in cui lei alla fine ammazza don Josè, anche se non ho capito se nel frattempo l'aveva ferita a morte lo stesso. perché dimenticano che lui sarebbe finito lo stesso giustiziato con la garrota.
Però vi dirò che seguendo l'ultimo duetto drammatico, sia in italiano che in francese, in tanti anni ho sempre alternato la mia empatia verso l'uno che verso l'altra. Più precisamente: quando ero innamorata forte allora la mia comprensione andava a lui, irretito e poi scaricato, quando non lo ero andava a lei, che cercava la propria libertà senza aver quell'impiastro fra i piedi.


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Re: L'Opera in versione "moderna"

Messaggio da Blues Briso »

Don José non l'ho mai amato particolarmente, è un personaggio debole nei confronti della sue pulsioni. È il proverbiale "assassino passionale" incapace di riprendersi da una sbandata a cui si è lasciato andare completamente. Sente di aver investito tutto di sé e non accetta che lei non lo voglia più.
Di sicuro Carmen è forte e indipendente.
Se c'è una cosa che insegna quest'opera è: mai concedere un colloquio da soli ad un ex a cui non è ancora passata...

OT: Scoperta l'Opera, sono andato a cercarmi il libro da cui è tratta, che è abbastanza diverso.
C'è anche un film (non musicale), di Vincente Aranda, che mescola le due trame. Non particolarmente bello, ma interessante (alcune scene sono girate proprio nella Fabrica de Tabaco di Siviglia, oggi sede dell'Università).


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Re: L'Opera in versione "moderna"

Messaggio da Piereto »

Esiste anche un bon e bel film girato in esterni in Spagna dell'opera diretto da Rosi del 1984.


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Re: L'Opera in versione "moderna"

Messaggio da Piereto »

Da sempre uno scritto che viene recitato trova una accoglienza maggiore se è anche accompagnato dalla musica. E di solito il canto interviene a rafforzare un moto dell'anima. Credo oggi sia più apprezzata la non invadenza della musica, per cui Carmen nella sua primaria versione coi recitativi parlati sia preferibile. Trova difficoltà il reperire cantanti che siamo anche attori.


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Re: L'Opera in versione "moderna"

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Piereto ha scritto: ven 28 gen 2022, 8:18 Esiste anche un bon e bel film girato in esterni in Spagna dell'opera diretto da Rosi del 1984.
In quegli anni si giravano film di opere. Ricordo che a scuola mi fecero vedere Cavalleria Rusticana, con l'onnipresente Placido Domingo, ma ricordo anche un Pagliacci e di recente ho visto un Rigoletto (bruttino) di quell'epoca, con Pavarotti... Anche questa strada, è stata completamente abbandonata.


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Re: L'Opera in versione "moderna"

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Piereto ha scritto: ven 28 gen 2022, 8:29 Trova difficoltà il reperire cantanti che siamo anche attori.
In effetti è il connubio ideale che devono incarnare i cantanti d'Opera. Credo sia davvero ammirevole quando riescono a cantare in situazioni difficili, recitando. Credo che la loro maestria sia irraggiungibile per i canoni artistici odierni...


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Re: L'Opera in versione "moderna"

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Piereto ha scritto: gio 27 gen 2022, 17:23 Vari fattori remano contro la comprensione della opera lirica. ... Quasi mai le parole sono inteleggibili
Mi è venuto in mente che mi è capitato di sentire una registrazione della Scotto (italiana) considerata una delle migliori interpreti di Violetta, in cui si capiva davvero pochissimo delle parole che diceva. Confrontata con la Cotrubaş (rumena), quest'ultima mi sembrava chiarissima. Forse era dovuto alla potenza data dalla Scotto alla voce, cosa che si apprezza forse in teatro, ma che nelle registrazioni si perde.


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Re: L'Opera in versione "moderna"

Messaggio da babatriestina »

Non mi son posta il problema della Scotto in Violetta, visto che la Traviata la conosco a memoria fin da piccola- Nb Ho visto un paio di volte la Scotto al Verdi e mi sembrò eccezionale come cantante.


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Re: L'Opera in versione "moderna"

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babatriestina ha scritto: ven 28 gen 2022, 10:17 Ho visto un paio di volte la Scotto al Verdi e mi sembrò eccezionale come cantante.
Credo che il virtuosismo di alto livello della Scotto, non lo mette in dubbio nessuno. Penso che mettesse assai potenza anche nelle "evoluzioni" vocali, quindi credo sia per questo che alle volte non coglievo la parola che stava cantando. La Cotrubaş, invece, probabilmente si impegnava più della Scotto per esser chiara in italiano e magari non raggiungeva il suo volume o livello virtuosistico. O perlomeno questo è il motivo che mi sono dato.
babatriestina ha scritto: ven 28 gen 2022, 10:17 la Traviata la conosco a memoria fin da piccola
Infatti più si conosce l'Opera che si sta guardando, più la si apprezza, se piace.
Secondo me.
Ormai la lirica sta diventando sempre più di nicchia e si affaccia al grande pubblico solo annacquata in alcune canzonette o in cantanti che definirei "d'opportunita", vedi "Il volo" o Andrea Bocelli.
E qui ritorno al discorso iniziale: ammodernarla in modo raffazzonato, con "genialità" registiche d'avanguardia, non le fa bene. Anzi il contrario, la relega ancora di più in una cerchia sempre più ristretta.


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