Trieste e la cosiddetta "Quarta Crociata "

dela Tergeste medieval fin ala proclamazion del portofranco nel Settecento
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Blues Briso
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Trieste e la cosiddetta "Quarta Crociata "

Messaggio da Blues Briso »

Molti favoleggiano sulla prigionia a Trieste di Re Riccardo Cuor di Leone, di ritorno dalla Terza (piuttosto fallimentare) Crociata, ma forse non tanti si ricordano che Trieste fu la prima città colpita (in un certo senso) dalla Quarta Crociata.

Bisogna ammettere che Trieste non era particolarmente grande all'alba del '200, ma probabilmente aveva comunque un suo ruolo (legato al commercio del vino e del sale) nel mercato dell'alto Adriatico, dove era peraltro comune il ricorso alla pirateria, e dove, forse proprio per i vincendevoli attacchi corsari, Trieste si scontrava spesso con Venezia che era in costante e forte espansione. Verosimilmente, sulle coste adriatiche c'erano diverse città che osteggiavano lo sviluppo commerciale veneziano, e principalmente queste furono Trieste e Zara, più accondiscendenti invece, si rivelarono nel tempo, città come Pirano, Muggia e Capodistria.
L'occasione per Venezia, di affrontare le cittadine che la contrastavano, venne proprio dalla IV Crociata che fu indetta da Innocenzo III, all'indomani della sua elezione al soglio pontificio, nel 1198.
Il piano originario della Crociata era di invadere l'Egitto, come proposto da Riccardo Cuor di Leone, e da lì poi, raggiungere la Terrasanta.
All'inizio, per evitare una scomunica, la Repubblica di Venezia chiese al papa addirittura una dispensa alla partecipazione, adducendo la motivazione di non poter sopravvivere se i suoi traffici con l'Egitto fossero cessati.
Con la morte di Re Riccardo, l'anno seguente, il progetto si arenò fin quando i Crociati non decisero di procedere invece via mare. Per armare la loro flotta scartarono Marsiglia e Genova e finirono per scegliere Venezia.
Al principio del 1201, la delegazione dei Plenipotenziari crociati si presentarono a Venezia a trattare con il doge Enrico Dandolo, che a quanto pare era piuttosto anziano e pure cieco, ma evidentemente aveva ancora una grande energia combattiva e assai poche remore.
Ad aprile i Veneziani, stipularono con i Crociati un contratto, per il quale dietro pagamento della cifra esorbitante di 85.000 marche imperiali d'argento, avrebbero trasportato e rifornito le truppe crociate. Venezia secondo il contratto, aggiungeva 50 galee e così si assicurava anche la metà delle conquiste che si sarebbero avute.
I Crociati che si radunarono a Venezia furono meno di quanti previsti e a giugno del 1202 i soldi raccolti erano solo 51.000 marche. Il capo dei Crociati perciò mercanteggiò ancora col doge Enrico Dandolo, che, da sempre mollto ambizioso, sfruttò l'occasione per mettere in atto una rappresaglia verso le città dell'Adriatico che non volevano sottomettersi a Venezia. Infatti per contropartita del danaro mancante il doge fu messo a capo della flotta, sulla quale avrebbe potuto contare per il tornaconto di Venezia.
Con queste premesse a fine settembre o ai primi di ottobre, vi fu, dicono i veneziani, un'emozionante e a quanto pare, travolgente cerimonia in piazza San Marco, durante la quale, il doge Dandolo prese la croce e promise di vivere o morire con i crociati, in cambio del sostegno del suo popolo e dei suoi figli, i quali presero il suo posto durante la sua assenza. Dopodiché il doge partì da Venezia con una flotta stimata tra le 220 e le 370 navi di vario tipo, dove si ipotizza erano imbarcati circa 17.000 veneziani e 32.000 crociati.
Per quanto ne ho capito, dopo due giorni la flotta arrivò a Pirano ["Altera vero die post egressum ejus de Venetia potencialiter ac gloriose Pyranum applicuit."] e inviò a Trieste una richiesta per parlamentare con una delegazione triestina (non ho cercato, ma avviene probabilmente qualcosa del genere anche per Muggia). Alla richiesta risposero il Gastaldo Vitale, il giudice Pietro e probabilmente un Consiglio cittadino, visto che nel documento che attesta l'episodio, sono citati, insieme al Gastaldo e al Giudice triestini, altri 36 nomi, tutti qualificati come "gli uomini migliori della nostra città" [viros utique de melioribus civitatis nostre]
Bisognerebbe provare a pensare all'effetto psicologico che deve aver fatto l'attesa e poi la vista della flotta ai cittadini di Trieste, a cui il doge Dandolo impose la sottomissione a Venezia.
Fatto sta che "temendo di rispondere delle nostre azioni, in quanto avevamo perduto il favore di Venezia", i Triestini sotto minaccia di qualcosa vista come invincibile, parafrasando, consegnarono ai suoi piedi la loro sovranità che, per volontà e consenso di tutti gli uomini triestini, rendeva loro e la loro terra e tutti i loro sudditi, soggetti a tutti i comandamenti del Doge e al suo potere. Il quale poi, cristiano e magnanimo (uh!), non badò alla malizia dei triestini e li richiamò al suo favore (con drio una grossa clapa de bobe armade fin sui denti, per spaventarli). Altri 351 triestini furono costretti a firmare questo giuramento, dicendosi ben felici di promettere anche per i propri successori, fedeltà a Dandolo e ai suoi successori. La promessa era di tenere i Veneti al sicuro, rendere loro i dovuti servigi, come facevano gli altri stati dell'Istria, secondo le proprie possibilità. E se fosse successo di imbattersi in pirati o altri predoni, i triestini avrebbero dovuto inseguirli e sconfiggerli. Nel caso li avessero catturati, li avrebbero dovuti portare al cospetto del doge.
Il giuramento doveva essere inviolabile, e ogni anno, in perpetuo, per la festa di San Martino, Trieste avrebbe dovuto consegnare alla banca del Palazzo Ducale 50 urne (per Muggia furono la metà) del miglior vino prodotto nel territorio. Nel caso in cui non avessero ottemperato, i triestini e i loro successori, promettevano di saldare il doge e i suoi successori con cento libbre d'oro.
Questa resa di Trieste è conservata nei Libri Albus et Pactorum dell'Archivio Veneto ed è datata 5 Ottobre 1202 (era un sabato).
Comunque a Trieste andò meglio che a Zara, fino a quel momento saldamente in mano ungherese, che rifiutò la resa o comunque l'approdo della flotta, per cui venne assediata e cannoneggiata ai primi di novembre. Per questo il Papa li scomunicò Veneziani e Crociati (visto che gli ungheresi erano cristiani).
Ad ogni modo, fu una "crociata" che non venne combattuta contro gli infedeli, ma contro Costantinopoli che verrà messa al sacco con una crudeltà che per tre giorni non risparmiò né donne né bambini, Venezia prenderà ori e preziosi, che costituiranno gran parte del tesoro di San Marco. Trafugherà i cavalli bronzei che ostenterà dalla basilica di San Marco. Insomma Dandolo abbandonerà l'obbiettivo della crociata e rinforzerà le conquiste di Venezia sul mediterraneo, specie sulle isole Greche. Non attaccherà un solo paese musulmano, ma colpendo al cuore l'impero bizantino, Venezia si affrancherà dal suo potere e per la prima volta sarà realmente libera.
Il doge Enrico Dandolo non tornerà più a Venezia ma morirà a Costantinopoli nel 1205, a 98 anni.


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Re: Trieste e la cosiddetta "Quarta Crociata "

Messaggio da babatriestina »

Ho letto da poco un libro che tratta anche questo episodio per cui aggiungo qualche nota , per approfondire e mostrare che a volte i dati non sono sempre i medesimi a seconda delle fonti. le prime due Crociate videro gli eserciti crociati andare via terra verso la terrasanta, con i vari inconvenienti del passaggio per Costantinopoli, e le incomprensioni, per cui i bizantini si aspettavano che facessero la guerra per restituire a loro i territori, mentre i crociato se li spartirono. La terza vide una partecipazione mista Riccardo cuor di leone e Filippo Augusto- come cane e gatto fra loro- parteciparono per mare, Barbarossa per terra, ma annegò per strada. Si fece luce l'idea dell'Egitto ( che venne seguita poi da san Luigi IX di Francia) e appunto scelsero la flotta veneziana, con un contratto molto esoso, d'altronde Venezia faceva commerci . 24 giugno 1202, i crociati presenti erano meno di un terzo dei previsti e anche i soldi mancavano, Dandolo chiese l'aiuto per riconquistare Zara, che era stata veneziana fino al 1183, quando si era data al re di Ungheria e Venezia stava guerreggiando da allora per riprenderla. C'erano state tre spedizioni senza successo. La flotta passando per Trieste e Muggia chiese una sorta di dedizione, che venne ben richiamata quando i triestini fecero una seconda dedizione a Venezia: le mie fonti danno un a flotta venezian -crociata di 480 navi. Fu uno scandalo, sfruttare una crociata per far guerra contro cristiani, che portò alla scomunica ( di crociati scomunicati ne vedremo anche dopo con Federico II).
A questo punto, come finirono a Costantinopoli? qua spesso chi la racconta non scende a dettagli: Filippo di Svevia figlio di Federico Barbarossa, aveva sposato una figlia di Isacco II Angelo che era stato accecato, detronizzato e imprigionato dal fratello Alessio III. Il figlio di Isacco ( che sarà per un breve periodo Alessio IV) chiedeva ai crociati l'aiuto per recuperare il trono- per sé e per il padre- offrendo contributo economico alla crociata e in più un contributo militare e la sottomissione della chiesa ortodossa al papa di Roma. Col che il papa tolse la scomunica, approvando la restaurazione degli Angeli. E difatti entrati in Costantinopoli, dove non vennero accolti come speravano a braccia a perte, ma dovettero combattere per rimettere sul trono in vecchio Isacco cieco, grande cerimonia in Santa Sofia, sì, di soldi e contributi militari non si vide nulla e Alessio III usurpatore sparì . Rivolta da parte di un cugino Alessio V Murzuflo che fece uccidere il cugino Alessio IV. quello che aveva chiamato i Crociati, morì anche il cieco Isacco II e Alessio V si rifiutò di pagare alcunché. E a questo punto il patatrac e il sacco di Costantinopoli- che ci racconta anche vivamente Umberto Eco nel romanzo Baudolino . Alessio V scappò e venne eletto Teodoro Lascaris .


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Re: Trieste e la cosiddetta "Quarta Crociata "

Messaggio da babatriestina »

e qualche conseguenza a lungo termine: il sacco di Costantinopoli creò un muro divisorio fra cristiani cattolici ed ortodossi ben più che le dispute teologiche sul " Filioque" , per non parlare degli stati crociati sul suo territorio, durarono più o meno un secolo, poi i Bizantini ripresero il territorio, ma mentre se andate in Siria o in Libano o Israele vi mostrano senza esitare i castelli crociati, come interesse turistico, in Grecia i castelli veneziani in Morea o nella Maina ( il Mani) sono passati sotto silenzio. Eppure fu l'impero " da mar" di Venezia a diffondere nel Mediterraneo orientale il cosiddetto " veneziano coloniale" come lingua franca , che dopo la caduta di Venezia venne ereditato nell'uso dai triestini. Ricordo che ancor a mio padre, che vi aveva navigato negli anni '20, usava non l'italiano ma il triestini nei porti del Mediterraneo orientale, sicuro di venir capito di più.


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Blues Briso
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Re: Trieste e la cosiddetta "Quarta Crociata "

Messaggio da Blues Briso »

Sì, tra Chiesa ortodossa e cattolica ci furono scomuniche reciproche che si protrassero fino al secolo scorso.
Copio e incollo da wikipedia:
Bisognerà aspettare il 1964, quando papa Paolo VI e il patriarca ecumenico di Costantinopoli Atenagora si scambieranno reciproci saluti e, dopo nove secoli, aboliranno le rispettive scomuniche. Il 4 maggio 2001 papa Giovanni Paolo II, in visita ad Atene, chiese perdono a Christodoulos, arcivescovo ortodosso di Atene e di tutta la Grecia, per il sacco di Costantinopoli. La visita si svolse in un difficile clima, dovuto al dissenso espresso da una parte della comunità ortodossa, soprattutto proveniente dalle Chiese veterocalendariste (del calendario giuliano detto vecchio calendario) e dalle comunità monastiche del Monte Athos, da sempre ostili al primato rivendicato dal Vescovo di Roma.


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Re: Trieste e la cosiddetta "Quarta Crociata "

Messaggio da babatriestina »

c'è pure un altro problema ecumenico a riguardo, mentre la Chiesa cattolica si riconosce sotto un solo papa. le Chiese ortodosse da dopo la caduta dell'impero bizantino si sono divise in patriarcati autocefali, spesso in concorrenza. a dir poco, fra loro. ma al famoso concilio di Firenze 1439 poco prima della caduta di Costantinopoli, che sancì una accettazione del primato romano e una fusione delle due chiese ( rifiutata al ritorno a Costantinopoli dalla maggior parte) non è che già allora si tolsero le scomuniche?


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