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dialetto:indice

Questa è una vecchia versione del documento!


Vocabolario triestino - italiano

Chi desidera una versione pdf del vocabolario con qualche nozione di grammatica in più e stampabile la trova qua. È disponibile anche, in via sperimentale, una versione epub1) per gli utenti di tablet e smartphone. Le versioni pdf ed epub potrebbero essere meno aggiornate di queste pagine.

Premessa

Questa è una raccolta che parte dalle parole usate nella sezione "El nostro dialeto" del forum aTrieste.eu. Molte delle definizioni sono tratte da là; qualcuna no. Come succede nei forum, quindi, non c'è un autore, visto che i contributi sono di molti e tutti protetti da un soprannome, il cosiddetto nick name.

Se cercate un vocabolario vero, questo, per il fatto di riportare per lo più le parole e le espressioni caratteristiche citate in quella sezione, rischia di essere incompleto. In particolare sono quasi del tutto assenti le parole che sono identiche nel dialetto e nella lingua italiana. Ci sono opere a stampa alle quali si rimanda per raccolte più sistematiche 2). Molti dei termini portuali sono stati riportati, nel forum, dal libro di Guido Botteri Il porto franco di Trieste: una storia europea di liberi commerci e traffico, Editoriale, 1988. Oggettivamente non sappiamo se alcuni di essi siano ancora in uso o meno, ma ci sembrava importante non ignorarli. Alcune parole sono state tratte da scritti in dialetto di autori vari. Tutte le altre parole, o sono state citate da un utente del forum ed hanno trovato riscontro in uno dei vocabolari, o sono state citate da almeno due utenti del forum (questo per evitare di inserire parole troppo legate al lessico familiare).

Il forum è il luogo più adatto per segnalare, con bella maniera, errori, imprecisioni, mancanze. Esiste, in alternativa, anche la casella di posta elettronica.

Fonologia e regole ortografiche

Nello scrivere le parole si sono introdotte alcune convenzioni volte a favorire la corretta lettura delle parole stesse da parte di un lettore di lingua italiana. La scelta dei simboli è dovuta principalmente all'esigenza di usare caratteri facili da riprodurre con la tastiera italiana nell'ambiente che abbiamo scelto per scrivere queste pagine.

Si sono, in particolare, usate le seguenti convenzioni:

  • per la c dolce in finale di parola si è usato il simbolo c. Quando si legge la parola ploc, essa va letta come se dopo la c dovesse venire una i, che però non c'è e non si deve sentire. La parola ruc, invece, va letta come se dopo la c ci dovesse essere una vocale diversa dalla i o dalla e, ma che, anche in questo caso, non si deve sentire.
  • per i gruppi sci e sce che vengono letti senza legare la s con la c, nella grafia, si sono staccate la s e la c inserendo in mezzo un apostrofo: la parola s'cenza ne è un esempio.
  • i gruppi sge e sgi, che sono molto comuni in dialetto, vegono letti non legando la s dolce con la g (come ad esempio la parola sgionfo) analogamente a quanto avviene, del resto, nella lingua italiana. Si veda ad esempio la parola sgelare.
  • si è scelto, seguendo le regole della prima edizione del Doria, di non scrivere mai le doppie consonanti, anche se alcuni autori, come Carpinteri, Faraguna, Giotti, il Kosovitz nel suo vocabolario ed il Zeper nella seconda edizione del Doria, talvolta le usano.

Passiamo poi alle rappresentazioni di suoni diversi che nella lingua italiana e nel dialetto sono rappresentati con lo stesso simbolo e che vengono, di norma, differenziati nei vocabolari per dare indicazioni sulla pronuncia corretta. Le notazioni sono state usate sempre nei lemmi, ma non nelle definizioni o negli esempi.

  • La s ha, nelle parole, il suono aspro, come nelle parole italiane astuto e salpare. Quando la s è sonora o dolce , come nelle parole italiane asino e casa, si è usato il simbolo s tranne che per la parola xe che, con questa convenzione, andrebbe scritta se; nel forum si trova spesso la x per la s sonora anche in altre parole; ad esempio si trova scritto caxa, ma qui invece scriveremo casa. Il simbolo tipografico per la s sonora è diverso da quello usato dal Doria (che usa la s con un punto sotto, simbolo non facilmente riproducibile nel nostro ambiente), ma la scelta di usare la x solo per la parola xe è derivata dalla scelta fatta per la prima edizione del citato vocabolario.3)
  • Lo stesso dicasi per la z che viene scritta così quando è aspra, come nella parola italiana azione; quando è sonora, come nella parola italiana zanzara, è stata scritta z.
  • Nel forum c'è poi una distinzione portata avanti da alcuni sulla q che viene scritta c, cuando e non quando; senza voler entrare nel merito sulla correttezza di questa distinzione, essa è stata ignorata, visto che anche autorevoli vocabolari la ignorano e la differenza fonetica, se c'è, è molto lieve.
  • In generale, infine, quando nella fonetica della lingua italiana c'è un suono equivalente si è usata la grafia corrispondente, indipendentemente dall'origine della parola. Si è scritto, così, chifel e non kifel che rimanderebbe alla parola tedesca originaria kipfel. Insomma, come detto in apertura, si è fatta la scelta di scrivere le parole in modo che un italiano le possa leggere in modo ragionevolmente corretto. Abbiamo voluto evitare, così, che in epoca di anglicismo imperante, la jota, tipica minestra triestina, venga letta giota, all'inglese.
  • Sempre per favorire una pronuncia corretta sono stati aggiunti, nei lemmi, gli accenti che talvolta nel dialetto triestino sono diversi dall'italiano: ad esempio in dialetto si dice “màrtedi” e non “martedì”.
  • Si è messa la dieresi per indicare che va letto come iato un gruppo vocalico che, altrimenti, andrebbe letto come dittongo. Si veda ad esempio boïdùra che va letta staccando la o e la i in due sillabe diverse, ma accentando la u successiva.
  • Sulle parole triestine gli accenti sono stati messi sempre gravi (salvi errori): in triestino e in lingua italiana in quanto la tendenza del dialetto è di pronunciare le vocali aperte.

Lemmi

Sono riportate le parole ordinate alfabeticamente, il loro significato e qualche eventuale esempio. Nell'ordinamento alfabetico lo spazio tra due parole è considerato come se fosse inesistente; negli elenchi ordinati alfabeticamente dai computer non è sempre così, ma ci è sembrata la regola più naturale. Queste regole e quelle ortografiche definite in precedenza rendono facile la ricerca alfabetica dei lemmi; unica perplessità può derivare dalla lettera q che è stata usata quando nella lingua italiana la parola analoga usa la q (quaglia → quaia).

Nella sezione con alcune espressioni gergali (accessibile attraverso il link frasi, esse pure sono trascritte in ordine alfabetico, senza però l'eventuale articolo iniziale, che viene riportato in fondo tra parentesi rotonde.

Se una voce compare in due forme che differiscono per la finale, come piasù e piasùdo, possono comparire scritte una volta sola nella forma piasù[do]. Se però tra le due forme si inserisce, in ordine alfabetico, un'altra parola, come in Rabià, Rabiada e Rabiado, Rabiado viene riportata come voce a sé con rimando a Rabià.

Alcune locuzioni che iniziano con una preposizione, come a ùfete, si trovano riportate con la preposizione scritta tra parentesi ed in coda: ùfete (a). Lo stesso dicasi per eventuali articoli.

Sono state racchiuse tra parentesi rotonde eventuali forme alternative come, ad esempio, magnerà (magnarà), svodo (suto) come una canocia e così via.

Etimologia

Non si è fatto cenno alle etimologie. Nessuno dei compilatori di questo vocabolario e, probabilmente, nessuno dei collaboratori del forum, è un linguista. Da inesperti, poi, si è avuta la sensazione che, talvolta, dietro alle etimologie ci fossero delle posizioni ideologiche preconcette, per cui si è evitato alcun accenno alle stesse, anche quando sembravano certe, interessanti o curiose. Sul forum, tuttavia, ci sono numerosi interventi relativi alle etimologie e ad esso si rimanda chi fosse interessato.


1)
La conversione dal formato odf al formato epub è stata fatta usando il programma calibre. La conversione non è immediata ed introduce anche alcuni errori che pian piano cerchiamo di correggere. Saremo grati a chi ce li vorrà segnalare. Per la presenza di questi errori la versione viene definita provvisoria.
2)
In ordine cronologico
Kosovitz, E. Dizionario-vocabolario del dialetto triestino e della lingua italiana, Trieste, Tip. figli di C. Amati, 1889 e recentemente ristampato da Svevo; di esso è disponibile una copia anche sul web all'indirizzo http://it.wikisource.org/wiki/Indice:Dizionario_triestino_%281890%29.djvu
Pinguentini, G. Dizionario storico etimologico fraseologico del dialetto triestino, Trieste, Borsatti, 1954 (riedito nel 2000 da DelBianco col titolo Nuovo dizionario del dialetto triestino);
Rosamani, E. Vocabolario giuliano, Bologna, Cappelli 1958 (ristampato nel 1990 a Trieste da Lint);
Doria, M. Grande dizionario del dialetto triestino, Trieste, Il Meridiano, 1987 di cui nel 2012 è uscita a dispense sul quotidiano Il Piccolo una nuova edizione curata da N. Zeper
3)
Non abbiamo adottato la x per la s sonora perché questa adozione avrebbe comportato quello che ci sembrava un innaturale ordinamento alfabetico per cui gasio, scritto gaxio, sarebbe venuto dopo gaver e tutte le parole che iniziavano con con la s sonora come sbriso, sburtar, ecc., sarebbero finite, in ordine alfabetico, sotto la x e non sotto la s.
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dialetto/indice.1457031182.txt.gz · Ultima modifica: 03-09-2023 05:00 (modifica esterna)

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