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dialetto:plurali

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Vocabolario triestino - italiano

Note sulla declinazione dei sostantivi e degli aggettivi

Nei vocabolari, quando una parola si declina al plurale o al femminile, compare sempre, come base, la forma maschile singolare. Abbiamo raccolto qui alcune regole che possono aiutare chi non parla il dialetto a declinare una parola o, soprattutto, a trovare sul vocabolario una parola letta o sentita declinata. Nel riportare le forme non abbiamo fatto riferimento solo al dialetto “duro e puro”, ma anche a forme più italianeggianti che si vanno sempre più diffondendo. Nessun intento, quindi, di codificare delle regole, ma solo di raccogliere quelli che ci sono sembrati gli usi correnti.

Se le parole terminano in vocale:

  1. Generalmente le parole che terminano per o sono maschili singolari e fanno il plurale in i. Quelle che terminano in a sono femminili e fanno il plurale in e; la sostituzione della vocale terminale a←→o ne cambia, se è il caso, il genere: per esempio capo→capa, mus→musa, … . Ci sono, naturalmente delle eccezioni: balista è maschile e fa il plurale in balisti, deca e gua sono maschili e sono indeclinabili; imbriaghela e mona possono essere sia maschili che femminili e fanno al plurale imbriaghele e mone; saltimpanza è indeclinabile.
  2. Non risultano, invece, parole di genere femminile che terminano in o. Alcune che figuravano come tali in precedenti edizioni del vocabolario erano conseguenze di errori.
  3. Più complesso sembra il caso in cui la parola termina in e. Sono indeclinate nel passaggio da maschile a femminile ed al plurale terminano in i, indipendentemente dal genere: fulminante→fulminanti, intrigante→intriganti, pese→pesi, pevere→peveri, sbigolite→sbigoliti, soranome→soranomi, stante→stanti, vanzu­me→van­zumi…. Invariato è il plurale, invece, quando si tratta di parole composte la cui seconda parola è già al plurale: butacarte, scansafadighe, taiaforfe, tazaanime … . Invariata resta la parola pie.
  4. Ci sono, poi, parole che terminano, al singolare, in i; sono indeclinabili: basabanchi, cimberli, popoci, rompi, tananai, timestufi, zavai,
  5. Le parole che terminano in u sono indeclinabili: babau, fifiu, pipiu. I participi passati in …u sono trattati nel punto successivo.
  6. Ci sono i participi passati che derivano dalla perdita della desinenza …do: amado→amà, batizado→batizà, bevudo→bevù, pia­su­do→piasù, vignudo→vignù … Al plurale maschile aggiungono la i: amai, batizai, bevui, piasui …. La perdita della desinenza si ha solo al maschile; al femminile sempre …ada o …uda e, al plurale, …ade o …ude.
  7. Le altre parole che terminano con una vocale accentata sono indeclinabili: satò, zità, ….
  8. Le parole che terminano in …cia e …gia, i cui plurali sono croce e delizia della lingua italiana perché non si sa mai se vogliono la i o meno, in dialetto fanno il plurale, se esiste, sempre in …ce e …ge: canocia→canoce, ongia→onge, pus’cia→pus’ce, recia→rece, tecia→tece, … .
  9. Le parole che terminano in …ca, fanno, di norma, il plurale in …che (flica→fliche) e quelle che terminano in …co lo fanno in …chi, anche se per alcune ormai è diffusa la versione italianeggiante in …ci (astico→astichi, ma elastico→elastici e sufistico→sufistici).

Moltissime parole terminano in consonante.

  1. Terminazione in c dura: sono parole di genere maschile, per lo più anche se non esclusivamente, di origine tedesca o slava, e restano indeclinate: clabuc, pec, rusac, … . Qualcuna accetta anche un plurale italianeggiante in …chi: pirulic→pirulichi, sluc→sluchi, scric→scrichi, zacagnac→zacagnachi.
  2. Terminazione in c dolce: se sono di origine onomatopeica, come ploc, restano invariate, se sono troncature di parole neolatine, fanno il plurale aggiungendo la i, mostric→mostrici, scaraboc→scaraboci, strafanic→strafanici,  se esiste un  femminile lo fanno in …cia e al plurale in …ce; alcune ammettono anche per il maschile la finale in …cio; così mostric, che si può trovare anche come mostricio, al femminile fa mostricia ed al plurale mostrici e mostrice.
  3. Ci sono parole che terminano in f (calif, cuguluf, puf, slaif, …) che sono indeclinabili. La parola cif può fare al plurale cifi.
  4. Numerosissime parole terminano in l. La regola generale è che se il maschile singolare termina in l, il maschile plurale sostituisce la l con la i, il femminile singolare aggiunge la a, il femminile plurale aggiunge la e: papagal→papagai→papagala→papagale, pisdrul→pisdrui→pisdrula→pisdrule, … . Ci sono, naturalmente, molte eccezioni; chifel, stifel, tartaifel, di origine tedesca, restano indeclinate, mentre fil fa al plurale fili… .
  5. Terminano in m poche parole (brum, sbrataverum,…) e sono indeclinabili.
  6. Terminazione in n: se di genere maschile fanno il plurale in …ni, al femminile, se è il caso, terminano in …na ed al plurale in …ne: teston, testoni, testona, testone. Importantissima eccezione la parola man, che è indeclinabile.
  7. Terminano in r moltissime parole maschili singolari. Il plurale si fa, di regola, aggiungendo la i, il femminile singolare e plurale aggiungendo la a o la e rispettivamente. Anche in questo caso ci sono le eccezioni; indeclinabili sono angar, asur, caiser, smir, … .
  8. Le parole che terminano per s sono, di norma indeclinabili: apis, garas, lais, pens, straus, tarlis, tus … . Fanno eccezione bus che, derivando da buso, si declina come quest’ultimo e mus, l'asino, che fa musi, musa, muse.
  9. Terminano in t molte parole di genere maschile che restano indeclinate: amblet, flit, gloriet, marot; alcune si declinano aggiungendo la i: così misiot fa misioti, scagot fa scagoti, e così via.
  10. Le parole che terminano in z, come quelle in s, restano o indeclinate, se di origine slava o tedesca (brivez, bubez, chez, clanz, presniz, viz, …) o declinate al solito con l’aggiunta delle tre terminazioni vocaliche …i, …a, …e: fioluz→fioluzi→foluza→fioluze, ominaz→ominazi, sghiribiz→sghiribizi, tremaz→tremazi,…)
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dialetto/plurali.1497452507.txt.gz · Ultima modifica: 03-09-2023 04:59 (modifica esterna)

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