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storia_ts:documenti:scisma



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SCISMA DEI TRE CAPITOLI

Lo Scisma dei tre capitoli divise l’oriente e l’ occidente cristiano tra il VI e il VII secolo. La disputa ebbe origine alla corte di Costantinopoli, quando il vescovo Teodoro Aschida da Cesarea, cercando di attenuare la condanna formulata da Giustiniano delle proposizioni “subordinazioniste” di Origene (185-254; Origene riteneva la Trinità composta da tre distinti esseri divini, Padre, Figlio e Spirito Santo, tra loro congiunti da un vincolo di subordinazione) convinse l’imperatore che i monofisiti (alla base della cui dottrina stava il pensiero di Eutiche, archimandrita di Alessandria, che negava la natura divina) avrebbero receduto dalle loro polemiche se fossero stati condannati come nestoriani gli esponenti della scuola antiochena ed i loro scritti: Teodoro di Mopsuestia), Teodoreto di Ciro, Ibas di Edessa). Secondo gli “antiocheni”, cioè i seguaci di Nestorio, non bisognava in alcun modo subordinare la natura umana di Cristo a quella divina, come sostenevano invece i seguaci si Cirillo: per loro la divinità “inabita” nell’umanità di Cristo.

Nel 544 Giustiniano promulgò un editto nel quale si condannavano i loro scritti (detti appunto “I tre Capitoli” ). In occidente la decisione venne frettolosamente interpretata come un ripudio del Concilio di Calcedonia, nel quale le posizioni di Nestorio erano state tenute più presenti al punto che Teodoreto e Ibas erano stati riammessi tra i vescovi ortodossi. Lo stesso papa Vigilio nel 547 fu condotto a Costantinopoli dove venne costretto a sottoscrivere l’anatema contro i “Tre Capitoli”. L’atto venne universalmente interpretato come il trionfo del cesaropapismo, e molte chiese esclusero Vigilio dalla comunione ecclesiastica. Nel 551 Giustiniano rinnovò la condanna dei Tre Capitoli e la fece adottare ufficialmente con un concilio a Costantinopoli al quale il papa non intervenne.

Le chiese d’Occidente, esclusa quella di Roma, non riconobbero per qualche tempo il concilio come “ecumenico”. In particolare Milano e Aquileia si staccarono anche dalla sede romana, dando origine allo scisma (detto perciò anche aquileiese). Questo si risolse solo alla fine del VII secolo, sotto il pontificato di Sergio I (687-701).


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