Così scriveva il giornale "La stampa" in data 24/12/1877Come si fa a non fermarsi a Trieste? Questa città è così carina, viva, animata che è un amore. Invero oggi non tanto, perchè spira uno di quei venti nordici, chiamato Bora dai marinai. Il cielo è cupo, cupo come se volesse scaraventare su di noi non acqua, ma palate di neve.
Giunsi ieri sera, l'ora delle streghe, cioè a mezzanotte. La Bora soffiava violenta, quindi per le vie poche anime erranti. I caffè ancora aperti illuminavano dalle loro finestre – ma opache del freddo esterno e dal calore interno- un tratto della via.Andai dritto a letto.
Stamani mi son recato al Tergesteo. E' questo un grosso fabbricato nel quale sono tutti i meravigliosi uffizi del Lloyd, la Borsa, la Camera di Commercio, il Sindacato degli agenti di cambio, caffè, club, ristoratori commerciali, uffici postali e telegrafici. Tutti gli affari di sbarco e d'imbarco, d'importazione e d'esportazione, di compre e di vendite si discutono e si trattano al Tergesteo.
Trieste non è città italiana, come vuole un certo gruppo di persone per bene e patriote, tanto meno austriaca, come pretende l'imperiale e reale Governo. Essa è cosmopolita . Si parla italiano con infarinatura di tedesco, ma tutte le lingue del mondo vi sono conosciute, come tutte le monete e tutti i valori più o meno cartacei.
Si era sull'orlo di una guerra...