Cantiere Panfilli

a Trieste, dele grandi industrie el negozietto soto casa: de una volta e de oggi
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rofizal
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Cantiere Panfilli

Messaggio da rofizal »

Xe interesante questa rapresentazion de Trieste nel 1800 (disegno presente nell'Archivio Diplomatico).

Se riva a distinguer el Lazzaretto de Santa Teresa, el Squero Panfilli, la Caserma Grande, el Canal con la ciesa de Sant'Antonio, el molo San Carlo, el Mandracchio non ancora interrado, el molo Teresiano, villa Necker, el Lazzaretto de San Carlo e naturalmente San Giusto.





[AdlerTS: go spostado qua la foto de Rofizal perché stava ben e comunque la jera senza risposte dirette :wink: / MOD ]
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Cantiere Panfilli

Messaggio da AdlerTS »

Dal libro Trieste ed i suoi dintorni nel 1807

Il nuovo cantiere, nel quale possono venir costruite simultaneamente otto navi mercantili maggiori, si trova nella parte settentrionale della città, vicino alla posta, dietro la zona di carico della dogana.

Il considerevole numero di navi che vengono costruite in questo cantiere e sono varate dai suoi scali, la straordinaria perizia impiegata nella loro costruzione e la loro robustezza, hanno destato il più alto interesse nelle nazioni marittime.

L'attuale costruttore, che si è conquistato la fama più vasta in campo marittimo austriaco, è il signor Giuseppe Panfilli.

Le eccellenti caratteristiche di stabilità delle sue navi sono tanto felicemente calcolate, che per la loro leggerezza possono venir abbattute in carena persino in mare aperto e per la loro pesantezza possono navigare quasi senza zavorra. Nessuna nazione può vantare delle navi che siano rimaste in servizio così a lungo come quelle costruite in questo cantiere.
Mentre le navi svedesi possono venir utilizzate per 15 anni e quelle inglesi circa per 25, le nostre vengono ancora adibite a viaggi lunghi e difficoltosi quando hanno 50 anni, e riescono a raggiungerne i 60 di servizio ininterrotto.

La causa principale di questa caratteristica è l'eccellente legno di quercia che viene prelevato ed importato per le costruzioni navali dai vicini boschi del principe di Porcìa e da quelli più lontani di Jablanaz e Segna vicino a Fiume. Se una di queste nuove navi, appena varata ed allestita, porta nei suoi primi viaggi dei carichi di sale, allora all'interno il legno si indurisce tanto quasi da pietrificarsi, per cui si allunga notevolmente la comune durata della nave.

Per lo più sulle cospicue ordinazioni di questi realmente benemeriti uomini impegnati per il benessere di Trieste, il signor Panfilli ha costruito dall'anno 1800 ad oggi, nonostante la instabile situazione dovuta alla guerra, circa 80 grandi navi da 200 a 600 tonnellate, senza contare il naviglio minore quale trabaccoli, barchette e chiatte.
Ultima modifica di AdlerTS il sab 25 ott 2008, 22:57, modificato 1 volta in totale.


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Messaggio da babatriestina »

El cantier Panfilli , spesso riportado erroneamente Panfili, xe un dei più antichi de Trieste e el iera più o meno dove che xe Piazza Stazion.
I se ga costruido un primo palazzo più o meno in corrispondenza del logo, che xe tuttora in Piazza dela cesa Evangelica
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ecco l'altra porta cola data
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Anno MDCCCXXXXIII cioè 1843
per far un poco de confusion, i ghe ga dedicado la piazza a un Odorico Panfili, scritto con una l , ma che dovessi esser stado un discendente, visto che anche el fondator iera un Odorico, ma el discendente xe morto de medico militar medaia de oro un zento anni dopo
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Ultima modifica di babatriestina il mar 23 feb 2010, 15:36, modificato 1 volta in totale.


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Messaggio da babatriestina »

po i Panfilli se ga spostado in Piazza Stazion, costruindose un palazzon de stile eclettico -rinascimento tedesco- ala fin del Ottocento
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Ultima modifica di babatriestina il mar 23 feb 2010, 15:36, modificato 1 volta in totale.


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Nel cantier Panfili xe stado costruido anche la prima vaporiera che gavessi fatto linea con l’Istria, la Carolina, nel 1818. La curiosità xe che la jera stada commissionada da un american, John Allen, che gaveva ricevudo la “patente imperiale” per l’esercizio de una linea de navigazion.


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Messaggio da AdlerTS »

Un altro amico "esterno", quel che go ciamado Allegro, me scrivi:

Ahi! Ahi! el CAROLINA - prima, primissima nave a vapor con bandiera Austriaca 4.12.1818 - la fazeva linea con Venezia (fin che la ga durà), altro che Istria!

Rettifico con piazer.


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Messaggio da AdlerTS »

Pianta del cantier

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Messaggio da rofizal »

babatriestina ha scritto:per far un poco de confusion, i ghe ga dedicado la piazza a un Odorico Panfili, scritto con una l , ma che dovessi esser stado un discendente
Su questo Panfili (con una "L" sola) se trova una pagina web de un sito dedicado ale medaglie d’oro al Valor Militare, da dove se pol ricavar che gaveva, come za savemo,
"il cognome Panfili con una L sola e non Panfilli come riportato in alcuni testi. Quest'ultimo cognome, con due L, era degli avi, noti armatori triestini proprietari del Cantiere navale Panfilli"

No se capisi però perché la sua famiglia se gabi cavado una "L". El xe morto durante la guera in Eritrea (e là el ga preso la medaglia).


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Messaggio da babatriestina »

sul sito della rete civica, relativa a una mostra de l'anno scorso,, go trovado questo articolo:

I comunicati dell'Ufficio Stampa
del COMUNE DI TRIESTE

Trieste, 6/12/2007

-

Si intitola "Squeri e Cantieri a Trieste tra Settecento e Ottocento" l’interessante mostra di spiccata caratterizzazione storico-didattica che sarà inaugurata domani sera, venerdì 7 dicembre, alle ore 18, al Civico Museo del Mare, in via di Campo Marzio 5, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste e dai Civici Musei Scientifici.
Nell’illustrare alla stampa i contenuti della nuova iniziativa, l’Assessore Massimo Greco ne ha sottolineato il forte interesse storico e la chiara connotazione didattica, resa più evidente dai numerosi e dettagliati pannelli esplicativi collocati a corredo del percorso espositivo e illustranti appunto in maniera opportunamente schematica e adatta all’apprendimento i principali “momenti” della creazione e dello sviluppo della cantieristica triestina nella sua fase “pre-industriale”.
“Si tratta di una mostra – ha detto l’Assessore Greco – che contribuisce a rappresentare in modo eccellente un’epoca storica per molti aspetti ancora poco conosciuta della nostra città. E lo fa attraverso la descrizione del formarsi della prima cantieristica nostra, tra la metà del ‘700 e la metà dell’800 – sostanzialmente nei 100 anni che seguono la proclamazione del Porto Franco – illustrando siti, caratteristiche, modalità di un lavoro che al tempo si svolgeva con operazioni sostanzialmente artigianali e con il legno quale materia prima; un tempo in cui questi piccoli e primordiali “cantieri” erano collocati nel cuore stesso di una città (ad esempio presso l’attuale largo Panfili o a pochi metri dall’odierna piazza Unità) dalle linee urbanistiche profondamente diverse e quasi impossibili da ritrovare nella Trieste contemporanea.”
“Anche da ciò – ha concluso l’Assessore Greco – l’importanza di questa mostra per capire lo sviluppo della storia, dell’economia marittima e della città stessa, attraverso i progressi della sua industria navale. Una mostra che sarà di sicuro interesse per le scuole cittadine, per i turisti che desiderino meglio approfondire aspetti singolari e anche curiosi del passato emporiale triestino, e per i tanti nostri concittadini appassionati di storia patria e marinara. E anche in tal senso il Civico Museo del Mare si conferma – dopo le mostre sulle “Navi bianche” e quella tuttora in corso (fino al 6 gennaio) in ricordo del progettista navale Carlo Sciarrelli – come un luogo centrale del recupero e rilancio della cultura marinara di Trieste”.
Dal canto suo, anche il direttore dei Civici Musei Scientifici Sergio Dolce ha rimarcato il carattere didattico della mostra, con un invito esplicito alle scuole triestine a organizzare visite al Museo del Mare. Dolce e Greco hanno anche sottolineato come l’esposizione sia stata autonomamente organizzata con le forze e col personale comunale del Museo, con la collaborazione documentaria del Servizio Bibliotecario Urbano e dell’Istituto Tecnico Nautico e il prezioso apporto di sponsor quali il Trieste Marine Terminal, la Fincantieri e “GSI Logistic srl”.
"Squeri e Cantieri a Trieste tra Settecento e Ottocento" resterà aperta fino al 2 marzo, con orario 8.30 – 13.30, da martedì a domenica (chiuso il lunedì e nelle altre festività civili e religiose). Informazioni ai numeri telefonici 040-30.48.85 o 040-675.8658.
Da rilevare ancora che sempre domani, in occasione dell’inaugurazione della mostra, saranno anche inaugurati una targa ricordo e un pannello illustrativo dell’antico “Lazzaretto Vecchio”, che prevedeva la sosta in quarantena di navi, uomini e merci, in funzione di prevenzione delle pestilenze, e che era collocato nella stessa area che ospita oggi il Museo del Mare.

COMTS – FS

Le origini della cantieristica a Trieste
Un primo passo per lo sviluppo delle attività di Trieste sul mare si ebbe grazie al declino della Serenissima e all’ interesse per lo sviluppo mercantile della città che dimostrò l’imperatore Carlo VI d’Austria, attraverso la promulgazione della Patente Sovrana del 2 giugno 1717. Questa permetteva a chi si metteva sotto bandiera austriaca di commerciare liberamente nell’Adriatico.
La successiva istituzione nel 1719 del Porto Franco di Trieste e la costituzione a Vienna della “Imperiale Compagnia Orientale Privilegiata” furono una seconda importante spinta alla crescita delle attività marinare e commerciali della città.
Si sentì quindi a Trieste la necessità di aumentare in numero e quantità le costruzioni navali e ne conseguì uno sviluppo di tutte le attività cantieristiche.
Operava in quegli anni il piccolo squero dell’antica Confraternita di S. Nicolò che sorgeva fuori delle mura, adibito principalmente a piccole costruzioni e riparazioni il quale fu affiancato dall’Arsenale della Compagnia Orientale per la costruzione di navigli di lunghezza maggiore ai sessanta piedi, per la fabbricazione di gomene, catrame, ancore, cannoni, vele, bandiere e attrezzi.
L’Arsenale fu costruito nel 1720 sul terreno bonificato delle saline nella zona dell’attuale Tergesteo e Piazza della Borsa, fu acquistato nel 1723 dal Governo austriaco e demolito nel 1740.
Al suo interno furono costruiti il bastimento Primogenito, il San Carlo, il San Michele, la nave da guerra S. Elisabetta ecc. Spiccano tra i costruttori i nomi del danese Fockse Gerssen, l’istriano Girolamo Davanzo, il francese Rinaldo Bojer. Dopo il 1740 lo squero di S. Nicolò, noto anche come “ Squero Vecio”, rimase l’unico cantiere navale in esercizio e nel 1749 venne a lavorarci il proto rovignese Iseppo Panfilo, di origini umbre, trasferitosi a Trieste con la famiglia nell’anno successivo.
Nel 1770, il figlio di Iseppo Panfilo, Giuseppe, capostipite della famiglia Panfilli, assunse la direzione dello Squero San Nicolò
. Con lo sviluppo della città e l’abbattimento delle mura (1750), si era resa necessaria una diversa locazione per il cantiere cittadino e dato che lo Squero San Nicolò era diventato pericoloso per gli incendi cessò l’attività (1789)
Nel 1770 Pietro Nocetti, Cesareo Regio Costruttore dell’Impero, creò uno squero nel fondo delle saline, adiacente al mare e al Torrente, che poi nel 1788, ampliato nella sua superficie, venne assegnato ad Odorico Panfilli con l’obbligo però di lasciar costruire le navi anche agli altri proti. Nel 1787, assegnato al proto Pietro Veruda, sorse anche un’altro cantiere in uno spazio nelle vicinanze del vecchio Lazzaretto San Carlo (sede oggi del Civico Museo del Mare), all’imbocco della contrada della Sanza, attuale Salita al Promontorio. Il Veruda lo utilizzò fino al 1817, anno in cui si recò a lavorare allo Squero Panfilli, e fu sostituito dal proto Giorgio Padovan fino al 1825, anno di chiusura dello squero a causa dei lavori di allargamento delle “Rive”. Nel 1819 giunse a Trieste da Venezia Gaspare Tonello, cui venne affidato l’incarico di insegnare la costruzione navale alla Scuola Nautica di Trieste fondata da Maria Teresa d’Austria nel 1753. Il Tonello avviò una collaborazione pratica con lo Squero Panfilli e nel 1839 inaugurò a Chiarbola il cantiere San Marco.
Con il Tonello si passò definitivamente da una costruzione navale artigianale, in cui la capacità del proto era fondamentale per la realizzazione della nave, ad un costruzione industriale in cui le maggiori dimensioni delle navi che si andava a costruire imponevano una costruzione ragionata, basata su calcoli matematici.

La mostra
La mostra si svolge su di un percorso che abbraccia due piani del museo. Si trovano esposti vari modelli di proprietà del Civico Museo del Mare e disegni, stampe d’epoca, quadri e cimeli inerenti la cantieristica triestina del periodo. La mostra si conclude nella rappresentazione del periodo storico che vede l'avvento delle prime costruzioni in ferro.

distanziatore [torna ai comunicati stampa]
qua par che i Panfilli ( correttamente con due elle) discendi de un "proto rovignese Iseppo Panfilo, di origini umbre, trasferitosi a Trieste con la famiglia nell’anno successivo.
Nel 1770, il figlio di Iseppo Panfilo, Giuseppe, capostipite della famiglia Panfilli,

Ara che ta ga anche origini istriane e umbre :-D :-D :-D


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Messaggio da rofizal »

Grazie :wink:

Gavevo visto anche mi quela mostra (molto interesante) e gavevo scatado le foto dei documenti presentadi, ma no credo de gaver el permeso de riprodurli. Credo de poder comunque riasumerli o citar dei passi.

El documento che me intersava de più iera oviamente una ricerca sula famiglia Panfilli fata da Kenneth Baker, Antonella e Diana Panfilli.

I diseva:
Risulterebbe che il capostipite del ramo italiano della famiglia Pamphili o Panfili o Panfilli o Panfilo o Panfido o Panfilo (tante sono infatti le variazioni che il cognome originale di questa famiglia subì attraverso i secoli in seguito degli spostamenti dei suoi vari membri), sia stato un cavaliere carolingio di nome Amantio o Amanzio Pamphily stabilitosi a Gubbio tra gli anni 700-750 il quale traeva il proprio cognome dal suo paese di origine, la Pamphilia, antica regione dell'Asia Minore meridionale affacciantesi sul Golfo di Adalia. Tale regione era nota nell'antichità per l'abilità dei puoi proti specializzati nella costruzione di un particolare tipo di imbarcazione denominata “panfilo" o “pamfillio".

Nel corso degli anni alcuni membri della famiglia Pamphili lasciarono Gubbio per cercare fortuna altrove come ad esempio Gentile Pamphili di cui è documentata la presenza a Venezia nel 1601. II cognome dei discendenti di Gentile Pamphili subì modifiche con il passare degli anni cosicché già nel 1650 negli atti battesimali figura un Gentile Pamfilo, nipote di Gentile.

In data imprecisata uno dei figli di Francesco Panfilo di nome Iseppo, nato a Venezia nel 1698, si trasferì ancora giovanissimo a Rovigno dove esercitò la professione di proto. Qui il 20 aprile 1721 si univa in matrimonio con la díciasettenne rovígnese Domenica Borri da cui ebbe otto figli, tre femmine e cinque maschi, di questi Giacomína e Caterina si sarebbero poi accasate a Rovigno, Francesco ed Andrea si sarebbero in seguito trasferiti ad Arbe, mentre Odorico, Bortolo, Giambattista e la sorella minore Domenica si sarebbero trasferiti a Trieste assieme ai genitori.

Qui, nel 1750 Iseppo Panfilo, che aveva già superato i cinquanta anni, decideva di accettare l'offerta fattagli dalla Confraternita di S. Nicolò, proprietaria dell'omonimo squero navale sito presso il Mandracchio, di assumere la direzione di quello che all'epoca era il principale cantiere navale di Trieste. E fu qui che il suo figlio maggiore Odorico Panfilo, capostipite del ramo triestino dei Panfili, sotto la guida paterna e di quella dei Regi Cesarei Costruttori Navali Pietro Nocettí e Gerolamo Davanzo (la cui figlia sarebbe divenuta la consorte di Odorico) ebbe la possibilità di acquisire quella esperienza che, unitamente alla sua naturale intelligenza, lo avrebbe reso il più qualificato costruttore navale della città e procurato notorietà anche all'estero.
El testo dovesi eser presente in:

Panfilli : storia di una famiglia istriano-triestina di costruttori navali e uomini di mare nei secoli 18.-19. / Kenneth Baker, Antonella e Diana Panfilli. - Trieste : Lint, 1992. - P. 63-106 : ill. ; 24 cm. - Estr. da: Atti del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, vol. 22, 1992; Trieste : CMM inv. 5493

che peraltro credo sia introvabile, almeno mi no lo go mai visto in vendita, altrimenti lo gavesi comprado.

No me bati la frase "il suo figlio maggiore Odorico Panfilo, capostipite del ramo triestino dei Panfili", scrito con una "L" sola, quando savemo per certo che i Panfilli del cantier i gaveva due "L".
Insoma, gran confusion sula giusta scritura del cognome, ma la storia deovesi eser questa.


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Messaggio da babatriestina »

rofizal ha scritto:
Panfilli : storia di una famiglia istriano-triestina di costruttori navali e uomini di mare nei secoli 18.-19. / Kenneth Baker, Antonella e Diana Panfilli. - Trieste : Lint, 1992. - P. 63-106 : ill. ; 24 cm. - Estr. da: Atti del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, vol. 22, 1992; Trieste : CMM inv. 5493

che peraltro credo sia introvabile, almeno mi no lo go mai visto in vendita, altrimenti lo gavesi comprado.
paressi un opuscolo fatto sulla base de un periodico istrian. però el periodico se podessi trovar in civica e fotocopiarse el articolo..
in alternativa, bater i negozi del usato, dove che se trova sti opuscoletti. E pensar che Baker xe morto anni fa, ma la moglie xe morta pochi anni fa, senza fioi, i eredi gaverà disperso tuto.. e quindi podessi anche esser finido nei negozietti.


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Messaggio da rofizal »

Per quel che riguarda i dati che son rivado a ricostruir per la mia famiglia, devo risalir a mia trisnonna Anna Panfilli (1843-1888) (de cui peraltro go el certificato anagrafico storico del comun fato nel 1994)

Anna iera nata da Antonio Panfilli (1810->1881) e Giuliana Salvador, i quali gaveva altri 3 fioi: Giuseppe, Giovanni e Maria (sposa a un certo Fabris, che credo sia quel del cafè de via Fabio Severo, se ricordo ben). La sorela de Antonio, Antonia Panfilli, invece poveva eser stada la moglie de Pasquale Revoltella (ma no son sicuro, no go trovado conferme).

Ad andar più indrio ghe gavevo provado, ma iera sai complicado, anche perché nela famiglia Panfilli se ripeteva spesso i stessi nomi.

Comunque Antonio podeva eser fio o nipote de Odorico. Quel che iero rivado a saver:
1834 Ottiene la qualifica di costruttore navale (N.14966)
1844 Scrive una poesia in onore dell'Imperatore Ferdinando
1851 Chiusura delle Squero
1866 Ottiene il porto d'armi

Antonio devi eser morto dopo il 1881 e devi eser lui quel citado in "Trieste Spunti dal suo passato" di Silvio Rutteri, pag. 299.


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Messaggio da babatriestina »

rofizal ha scritto:Pa sorela de Antonio, Antonia Panfilli, invece poveva eser stada la moglie de Pasquale Revoltella (ma no son sicuro, no go trovado conferme).
.
Revoltella gaveva una moglie? mi credevo che el fussi restado puto vecio... va ben che xe un che no go mai approfondido, ma co legio i parla sempre dela mama, la statua dela Madonna dedicada ala mama, la tomba de lu e dela mama...


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babatriestina ha scritto:Revoltella gaveva una moglie?
E chi lo sa? No go trovado mai niente sula sua famiglia. Gavevo un apunto del nonno che colegava Antonia me par col "Barone Revoltella" (dovesi andarlo a cercar). Su tute le famiglie che no iera iredentiste xe stado scrito sai poco e solo adeso le robe sta cambiando.


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