Marco Balzano - Bambino - ed. Einaudi

Libri de autori triestini o dintorni o su Trieste e dintorni
Regole del forum
Collegamenti al regolamento del forum in varie lingue ed alle norme sulla privacy in italiano.
Avatar utente
sono piccolo ma crescero
--
Messaggi: 9131
Iscritto il: ven 11 mag 2007, 14:08
Località: Trieste

Marco Balzano - Bambino - ed. Einaudi

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Ho trovato sulla rivista Famiglia Cristiana la recensione sul romanzo che ho messo nel titolo. Il protagonista è un Triestino e la sua storia si sviluppa nella prima metà del '900: fascismo, guerra, foibe.

Non credo che lo leggerò, perché non vado matto per i romanzi, comunque la recensione, e le altre che ho trovato sul web, sono positive e la casa editrice è una casa editrice seria, Leggo che l'autore collabora col Corriere della Sera.

Essendo ambientato a Trieste, mi pareva corretto segnalarlo.

Al momento l'ebook è disponibile sul sito della biblioteca statale Crise, ma risulta in prestito.


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
Avatar utente
babatriestina
Senator
Senator
Messaggi: 42407
Iscritto il: dom 25 dic 2005, 19:29
Località: Trieste, Borgo Teresiano

Re: Marco Balzano - Bambino - ed. Einaudi

Messaggio da babatriestina »

sono piccolo ma crescero ha scritto: mer 29 gen 2025, 6:36

Al momento l'ebook è disponibile sul sito della biblioteca statale Crise, ma risulta in prestito.
in tal caso, si prenota il prestito e ti avvisano quando è libero. Oppure si può provare a cercare la copia cartacea o alla Hortis o alla Statale


"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
Avatar utente
mandi
Eximio
Eximio
Messaggi: 2887
Iscritto il: sab 22 mag 2010, 18:47

Re: Marco Balzano - Bambino - ed. Einaudi

Messaggio da mandi »

Il libro mi è piaciuto molto, l'ho letto in breve tempo.
“Bambino” di Marco Balzano è un libro scritto in prima persona ed assomiglia molto a una storia vera. La narrazione non ha date e racconta la Storia di Trieste come la potrebbe descrivere un ragazzo che sta diventando un uomo; la storia di Trieste dalla prima guerra alla fine della seconda è raccontata veloce, come un continuum, come un proiettile. Lo scrittore sceglie di raccontare alcuni fatti e di costruirci sopra un romanzo storico.
La Trieste descritta dall'autore appare cupa e disperata, non è la Trieste che conosco io.
Non c'è nessuna nostalgia asburgica citata nel libro e in effetti il ragazzo è nato nel 1900 ed ha altri interessi: trovare se stesso. Non si parla né del discorso del Duce né dell' 8 settembre. Le foibe vengono descritte in modo terribile.

L'unica parola in dialetto triestino è “venderigole”.Donne che riempiono la città di colore grida e schiamazzi allegri, malgrado i tempi.

La prima parte del libro descrive l'adolescenza del ragazzo. Purtroppo, per me assomiglia a quella di tanti ragazzi disadattati, che si inseriscono in un gruppo di violenti e che vanno a finire male; questo l'ho pensato durante tutta la lettura.


Mattia, il protagonista, viene soprannominato “Bambino” per il suo viso infantile nei lineamenti.
A lui interessa solo quello che lo può rendere importante tra i suoi coetanei e purtroppo è un emarginato, spesso deriso perché non ha accenno di barba, ha lineamenti un po' troppo belli, anche se le ragazze lo ignorano. Non è insomma abbastanza maschio, secondo i suoi compagni.
Ha un brutto rapporto con la scuola che ritiene noiosa, è un mediocre secondo lui. Dice di aver frequentato le scuole popolari e in seguito il Ginnasio reale.
L' unico amico con cui può parlare e passare pomeriggi sfaccendati nuotando al Pedocin o a Barcola, partirà nel 1920 per Firenze e non lo rivedrà più.
Lo scoppio della Grande Guerra sfiora appena la sua famiglia. Lui è appena quattordicenne, suo fratello maggiore di 12 anni emigra in America, suo padre è invalido. Mattia vedrà quella guerra solo trasportando come studente in ospedale i feriti e mutilati. Termina la guerra e a Trieste si diffonde il fascismo. Così Mattia comincia a frequentare compagni sbandati e identifica la sua crescita nel voler farsi valere, nel diventare un duro senza troppi scrupoli.
Nell'età del fascismo diventa un fascista, come i suoi nuovi amici, così potrà sentirsi forte e sfogare la sua rabbia nella prepotenza e nelle violenze impunite. Vuole diventare uno squadrista come quelli che vede scorrazzare come padroni della città, Dalle piccole bravate passerà a furti, manganellate, olio di ricino e anche omicidi.
Gli danno una moto, dei soldi e non ha bisogno di lavorare. Va in giro in gruppo offendendo, pestando e dando olio di ricino.”Girando con gli squadristi, diventavo sempre più fascista e cominciavo a crederci”.
Però come fascista deve anche far carriera, se no lo ignorano, ed allora diventa sempre più violento.
I fascisti a Trieste vogliono reprimere la cultura slovena con insulti e brutalità.

Molto spazio nel libro viene dedicato alla questione slovena. Poco più di una riga per la questione ebraica. Si racconta però un piccolo episodio dove una ragazza nasconde e soccorre un ebreo rintanato in cantina.

Mattia ha un rapporto non chiaro con quelli che chiamano s'ciavi.
La madre slovena del suo amico lo ha sempre accolto in casa con gentilezza e gli preparava gnocchi con i funghi, panini al goulasch e strudel di ricotta. Gli ha insegnato la lingua slovena.

Bambino scopre inoltre che quella che considerava sua madre, non è la sua madre naturale. Glielo rivela la stessa matrigna in punto di morte. Suo padre non rivelerà mai l'identità della vera madre di Mattia e il ragazzo si convince che la donna è slovena. La cercherà ovunque ossessivamente, anche in Istria.

Gli slavi non reagiscono inizialmente alle offese dei fascisti, ma le loro facce abbassate dicono: “Trieste è anche nostra”.
Anche operai e sindacalisti vengono presi di mira, sospettati di comunismo.

Unica figura stabile nella vita di Mattia è quella di suo padre, abile e onesto orologiaio, una persona mite ma taciturna e sfuggente. Si ostina nel tacere la verità sulla madre al figlio. “Mio padre é sempre chino a riparare il tempo”. Il padre non prende la tessera e tratta bene tutti, anche perché possono essere potenziali clienti. Sosterrà il figlio anche quando lo vedrà diventare un delinquente, pur cercando di farlo ravvedere.

Per me il padre però rappresenta una figura paterna debole; ho pensato che è meglio essere sinceri con i figli, altrimenti te la fanno pagare e non ascoltano i buoni consigli.

A poco più di 20 anni, nel 1920, Mattia si trova in piazza dell'Unità per assistere al comizio di Francesco Giunta, segretario politico del fascio cittadino. Questo è l'unico personaggio esistito veramente presente nel libro.
Viene raccontato l'incendio del Narodni Dom.

A 25 anni Mattia diventa un capo manipolo sempre più violento, quando la violenza diventa di Stato. Sbarca il lunario con una piccola paga data dai fascisti, ma ancora integra con furti, estorsioni e con il mercato nero. “Ormai l' onnipotenza mi era entrata nelle ossa”. Vede la gente impaurita che gli porta un rispetto ipocrita e questo gli piace.
Viene pagato di più quando si spinge in Istria a far violenze. Si fa odiare per la brutalità, ma ingenuamente continua a chiedere a tutti di sua madre.

Sembra volerci ingannare facendoci credere che in lui c'è ancora qualcosa di buono.

In un balzo dai 25 anni il racconto continua quando lui compie 40 anni. Non è più un ragazzo. Durante un furto viene scoperto e pestato a sangue. Questo cambia tutto per lui. Diventa malvisto persino ai fascisti, che non vogliono dei perdenti nelle loro file.

Scoppia la guerra e Mattia parte volontario a novembre 1940 per il conflitto greco albanese.
Crede che, come fascista, tutto sarà facile. Diventerà ricco, eroe di un impero italiano sempre più vasto. Ma la realtà sarà ben diversa. La resistenza greca è fortissima e lui si troverà tra fango, freddo, fame e morti ovunque; tristi realtà di ogni guerra.
Inizia ad aver a che fare con i nazisti che detesta per il loro disprezzo per gli italiani e per la spietatezza.
A fine giugno 1941 torna a Trieste, distrutto fisicamente e moralmente. Va subito dal padre in orologeria, trovando il negozio devastato completamente dai fascisti, perchè il padre si era sempre rifiutato di prendere la tessera.

Dopo l'armistizio i tedeschi sfilano subito a Trieste. Mattia cerca di lavorare per loro ma non lo vogliono. Troverà lavoro solo come delatore. All'inizio gli chiedono almeno un nome al giorno di fascisti e persone sospetti, poi gli chiedono nomi di ebrei. La città trema di paura.

Un giorno Mattia va in Istria, per cercare ancora sua madre. Lo riconoscono e lo prendono a sassate.
Poi viene condotto da alcune persone, che aveva aggredito e derubato, fino all'orlo di una foiba. E' costretto per tutta una giornata a fissare la gente fucilata e scaraventata nella foiba.

Intanto a Trieste i teatri non sono stati chiusi dai tedeschi, al Verdi si suona Rossini, mentre in via Ghega ci sono 50 persone impiccate dalla Wehrmacht per rappresaglia.

Nell'orologeria vuota il padre di Mattia gli dice che a Trieste il tempo si è fermato.
Hitler conta ormai poco, Mussolini è a testa in giù, la Risiera è saltata e le tracce delle nefandezze scomparse, Forse ora Trieste diventerà Americana o Jugoslava.

Arrivano i titini con la stella rossa sul petto, La città è di nuovo terrorizzata. I titini sono duri e implacabili come i nazisti.
Iniziano di nuovo interrogatori e pestaggi.
Il padre di Mattia viene picchiato duramente come padre di un fascista.

Mattia viene messo su un camion e deportato a Borovnica, dove già sono recluse 3000 persone.
Tornato a Trieste, a un certo punto, racconta Mattia, i titini partono da Trieste per decisioni americane o inglesi.

Padre e figlio si ritrovano e l'orologiaio impone al figlio di fuggire a nascondersi perché lo verranno a cercare.
A Natale 1945 spinto dalla nostalgia torna a Trieste. La città è sotto comando alleato ma l' OZNA è ancora presente e le persone spariscono.
Ogni tanto torna in Istria attraversando il confine della zona A e B. Spera che un giorno cresca l' ortica sulle frontiere.

Un giorno, nel 1946, Bambino si trova a Barcola e si gode la vista del mare e della sua bella Trieste...


"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante"

Antoine de Saint-Exupéry
Avatar utente
mandi
Eximio
Eximio
Messaggi: 2887
Iscritto il: sab 22 mag 2010, 18:47

Re: Marco Balzano - Bambino - ed. Einaudi

Messaggio da mandi »

Non conoscevo benissimo la storia di Trieste in questo periodo. Il libro mi ha aiutato, anche se mi crea amarezza per tutta la violenza descritta. Sarebbe bello che non ci fossero frontiere, ma purtroppo esistono anche oggi, soprattutto in coloro che considerano gli altri dei diversi da allontanare.

Mi ha anche colpito la frase detta dal fratello di Mattia prima di partire per l'America per scansare la guerra:

"L' America, Mattia, altro che Trieste...L' America è diversa. L'America è di chi ci nasce e di chi ci sbarca e nessuno si sogna di volerla solo per sé."

Di questi tempi ...


"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante"

Antoine de Saint-Exupéry

Torna a “Libri”