Claudio Magris
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- babatriestina
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Prima pagina di oggi sul Corriere, articolo di Magris
http://www.corriere.it/cultura/09_agost ... primopiano
riporto qualche passo:
lettera aperta alla gelmini
Dante e Verga? Basta. Mi son de Trieste
Ministro, cambiamo i programmi: «El moroso della Nona» al posto della Divina Commedia
Ci sono le province, i comuni, le città, con i loro gonfaloni e le loro incontaminate identità; ci sono anche i rioni, con le loro osterie e le loro canzonacce, scurrili ma espressione di un’identità ancor più compatta e pura. Penso ad esempio che a Trieste l'Inno di Mameli dovrebbe venir sostituito, anche e soprattutto in occasione di visite ufficiali (ad esempio del presidente del Consiglio o del ministro per la Semplificazione) dall’Inno «No go le ciave del portòn», triestino doc.
Come ho già detto, non solo l’Italia, ma già la regione, la provincia e il comune rappresentano una unità coatta e prevaricatrice, un brutto retaggio dei giacobini e di quei mazziniani, garibaldini e liberali che hanno fatto l'Italia. Bisogna rivalutare il rione, cellula dell'identità. Io, per esempio, sono cresciuto nel rione triestino di Via del Ronco e nel quartiere che lo comprende; perché dovrei leggere Saba, che andava invece sempre in Viale XX Settembre o in Via San Nicolò e oltretutto scriveva in italiano? Neanche Giotti e Marin vanno bene, perché è vero che scrivono in dialetto, ma pretendono di parlare a tutti; cantano l’amore, la fraternità, la luce della sera, l’ombra della morte e non «quel buso in mia contrada»; si rivolgono a tutti — non solo agli italiani, che sarebbe già troppo, ma a tutti. Insomma, sono rinnegati.
Ma non occorre che indichi a Lei, Signor Ministro, esempi concreti di come meglio distruggere quello che resta dell’unità d’Italia. Finora abbiamo creduto che il senso profondo di quell’unità non fosse in alcuna contraddizione con l'amore altrettanto profondo che ognuno di noi porta alla propria città, al proprio dialetto, parlato ogni giorno ma spontaneamente e senza alcuna posa ideologica che lo falsifica. Proprio chi è profondamente legato alla propria terra natale, alla propria casa, a quel paesaggio in cui da bambino ha scoperto il mondo, si sente profondamente offeso da queste falsificazioni ideologiche che mutilano non solo e non tanto l’Italia, quanto soprattutto i suoi innumerevoli, diversi e incantevoli volti che concorrono a formare la sua realtà. Ci riconoscevamo in quella frase di Dante in cui egli dice che, a furia di bere l'acqua dell’Arno, aveva imparato ad amare fortemente Firenze, aggiungendo però che la nostra patria è il mondo come per i pesci il mare. Sbagliava? Oggi certo sembrano più attuali altri suoi versi: «Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello!».
( i grassetti sono miei..)
ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere, almeno per me.
http://www.corriere.it/cultura/09_agost ... primopiano
riporto qualche passo:
lettera aperta alla gelmini
Dante e Verga? Basta. Mi son de Trieste
Ministro, cambiamo i programmi: «El moroso della Nona» al posto della Divina Commedia
Ci sono le province, i comuni, le città, con i loro gonfaloni e le loro incontaminate identità; ci sono anche i rioni, con le loro osterie e le loro canzonacce, scurrili ma espressione di un’identità ancor più compatta e pura. Penso ad esempio che a Trieste l'Inno di Mameli dovrebbe venir sostituito, anche e soprattutto in occasione di visite ufficiali (ad esempio del presidente del Consiglio o del ministro per la Semplificazione) dall’Inno «No go le ciave del portòn», triestino doc.
Come ho già detto, non solo l’Italia, ma già la regione, la provincia e il comune rappresentano una unità coatta e prevaricatrice, un brutto retaggio dei giacobini e di quei mazziniani, garibaldini e liberali che hanno fatto l'Italia. Bisogna rivalutare il rione, cellula dell'identità. Io, per esempio, sono cresciuto nel rione triestino di Via del Ronco e nel quartiere che lo comprende; perché dovrei leggere Saba, che andava invece sempre in Viale XX Settembre o in Via San Nicolò e oltretutto scriveva in italiano? Neanche Giotti e Marin vanno bene, perché è vero che scrivono in dialetto, ma pretendono di parlare a tutti; cantano l’amore, la fraternità, la luce della sera, l’ombra della morte e non «quel buso in mia contrada»; si rivolgono a tutti — non solo agli italiani, che sarebbe già troppo, ma a tutti. Insomma, sono rinnegati.
Ma non occorre che indichi a Lei, Signor Ministro, esempi concreti di come meglio distruggere quello che resta dell’unità d’Italia. Finora abbiamo creduto che il senso profondo di quell’unità non fosse in alcuna contraddizione con l'amore altrettanto profondo che ognuno di noi porta alla propria città, al proprio dialetto, parlato ogni giorno ma spontaneamente e senza alcuna posa ideologica che lo falsifica. Proprio chi è profondamente legato alla propria terra natale, alla propria casa, a quel paesaggio in cui da bambino ha scoperto il mondo, si sente profondamente offeso da queste falsificazioni ideologiche che mutilano non solo e non tanto l’Italia, quanto soprattutto i suoi innumerevoli, diversi e incantevoli volti che concorrono a formare la sua realtà. Ci riconoscevamo in quella frase di Dante in cui egli dice che, a furia di bere l'acqua dell’Arno, aveva imparato ad amare fortemente Firenze, aggiungendo però che la nostra patria è il mondo come per i pesci il mare. Sbagliava? Oggi certo sembrano più attuali altri suoi versi: «Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello!».
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ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere, almeno per me.
"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
Beh, xe de rider perché la pungente ironia de Magris xe sempre piacevole, xe efetivamente de pianzer perché sti scalzacani sta disfando questo e altro, ma fin che xe qualchedun che alza la testa e ghe dà contro o li fa passar per mone come in sto caso, ghe xe ancora qualche speranza.babatriestina ha scritto:ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere, almeno per me.
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Articoletto de Magris. Cossa ve par del'idea?
Metto qua perchè no so dove altro meter.....
lettera aperta alla gelmini
Dante e Verga? Basta. Mi son de Trieste
Ministro, cambiamo i programmi: «El moroso
de la Nona» al posto della Divina Commedia
Signor ministro, mi permetto di scriverLe per suggerirLe l'opportunità di ispirare pure la politica del Ministero da Lei diretto, ovvero l'Istruzione — a ogni livello, dalla scuola elementare all'università — e la cultura del nostro Paese, ai criteri che ispirano la proposta della Lega di rivedere l'art. 12 della Costituzione, ridimensionando il Tricolore quale simbolo dell'unità del Paese, affiancandogli bandiere e inni regionali. Programma peraltro moderato, visto che già l'unità regionale assomiglia troppo a quella dell'Italia che si vuole disgregare.
Ci sono le province, i comuni, le città, con i loro gonfaloni e le loro incontaminate identità; ci sono anche i rioni, con le loro osterie e le loro canzonacce, scurrili ma espressione di Penso ad esempio che a Trieste un’identità ancor più compatta e pura. l'Inno di Mameli dovrebbe venir sostituito, anchee soprattutto in occasione di visite ufficiali (ad esempio del presidente del Consiglio o del ministro per la Semplificazione) dall’Inno «No go le ciave del portòn», triestino doc.
Ma bandiere e inni sono soltanto simboli, sia pur importanti, validi solo se esprimono un'autentica realtà culturale del Paese. È dunque opportuno che il Ministero da Lei diretto si adoperi per promuovere un'istruzione e una cultura capaci di creare una vera, compatta,
-- pura, identità locale.
La letteratura dovrebbe ad esempio essere insegnata soltanto su base regionale: nel Veneto, Dante, Leopardi, Manzoni, Svevo, Verga devono essere assolutamente sostituiti dalla conoscenza approfondita del Moroso de la nona di Giacinto Gallina e questo vale per ogni regione, provincia, comune, frazione e rione. Anche la scienza deve essere insegnata secondo questo criterio; l'opera di Galileo, doverosamente obbligatoria nei programmi in vigore in Toscana, deve essere esclusa da quelli vigenti in Lombardia e in Sicilia. Tutt'al più la sua fisica potrebbe costituire materia di studio anche in altre regioni, ma debitamente tradotta; ad esempio, a Udine, nel friulano dei miei avi. Le ronde, costituite notoriamenteda profondi studiosi di storia locale, potrebbero essere adibite al controllo e alla requisizione dei libri indebitamente presenti in una provincia, ad esempio eventuali esemplari del Cantico delle creature di San Francesco illecitamente infiltrati in una biblioteca scolastica di Alessandria o di Caserta.
Per quel che riguarda la Storia dell’Arte, che Michelangelo e Leonardo se lo tengano i maledetti toscani, noi di Trieste cosa c’entriamo con il Giudizio Universale? E per la musica, massimo rispetto per Verdi, Mozart o Wagner, che come gli immigrati vanno bene a casa loro, ma noi ci riconosciamo di più nella Mula de Parenzo, che «ga messo su botega / de tuto la vendeva / fora che bacalà».
Come ho già detto, non solo l’Italia, ma già la regione, la provincia e il comune rappresentano una unità coatta e prevaricatrice, un brutto retaggio dei giacobini e di quei mazziniani, garibaldini e liberali che hanno fatto l'Italia. Bisogna rivalutare il rione, cellula dell'identità. Io, per esempio, sono cresciuto nel rione triestino di Via del Ronco e nel quartiere che lo comprende; perché dovrei leggere Saba, che andava invece sempre in Viale XX Settembre o in Via San Nicolò e oltretutto scriveva in italiano? Neanche Giotti e Marin vanno bene, perché è vero che scrivono in dialetto, ma pretendono di parlare a tutti; cantano l’amore, la fraternità, la luce della sera, l’ombra della morte e non «quel buso in mia contrada»; si rivolgono a tutti — non solo agli italiani, che sarebbe già troppo, ma a tutti. Insomma, sono rinnegati.
Ma non occorre che indichi a Lei, Signor Ministro, esempi concreti di come meglio distruggere quello che resta dell’unità d’Italia. Finora abbiamo creduto che il senso profondo di quell’unità non fosse in alcuna contraddizione con l'amore altrettanto profondo che ognuno di noi porta alla propria città, al proprio dialetto, parlato ogni giorno ma spontaneamente e senza alcuna posa ideologica che lo falsifica. Proprio chi è profondamente legato alla propria terra natale, alla propria casa, a quel paesaggio in cui da bambino ha scoperto il mondo, si sente profondamente offeso da queste falsificazioni ideologiche che mutilano non solo e non tanto l’Italia, quanto soprattutto i suoi innumerevoli, diversi e incantevoli volti che concorrono a formare la sua realtà. Ci riconoscevamo in quella frase di Dante in cui egli dice che, a furia di bere l'acqua dell’Arno, aveva imparato ad amare fortemente Firenze, aggiungendo però che la nostra patria è il mondo come per i pesci il mare. Sbagliava? Oggi certo sembrano più attuali altri suoi versi: «Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello!».
Con osservanza
Claudio Magris
07 agosto 2009
lettera aperta alla gelmini
Dante e Verga? Basta. Mi son de Trieste
Ministro, cambiamo i programmi: «El moroso
de la Nona» al posto della Divina Commedia
Signor ministro, mi permetto di scriverLe per suggerirLe l'opportunità di ispirare pure la politica del Ministero da Lei diretto, ovvero l'Istruzione — a ogni livello, dalla scuola elementare all'università — e la cultura del nostro Paese, ai criteri che ispirano la proposta della Lega di rivedere l'art. 12 della Costituzione, ridimensionando il Tricolore quale simbolo dell'unità del Paese, affiancandogli bandiere e inni regionali. Programma peraltro moderato, visto che già l'unità regionale assomiglia troppo a quella dell'Italia che si vuole disgregare.
Ci sono le province, i comuni, le città, con i loro gonfaloni e le loro incontaminate identità; ci sono anche i rioni, con le loro osterie e le loro canzonacce, scurrili ma espressione di Penso ad esempio che a Trieste un’identità ancor più compatta e pura. l'Inno di Mameli dovrebbe venir sostituito, anchee soprattutto in occasione di visite ufficiali (ad esempio del presidente del Consiglio o del ministro per la Semplificazione) dall’Inno «No go le ciave del portòn», triestino doc.
Ma bandiere e inni sono soltanto simboli, sia pur importanti, validi solo se esprimono un'autentica realtà culturale del Paese. È dunque opportuno che il Ministero da Lei diretto si adoperi per promuovere un'istruzione e una cultura capaci di creare una vera, compatta,
-- pura, identità locale.
La letteratura dovrebbe ad esempio essere insegnata soltanto su base regionale: nel Veneto, Dante, Leopardi, Manzoni, Svevo, Verga devono essere assolutamente sostituiti dalla conoscenza approfondita del Moroso de la nona di Giacinto Gallina e questo vale per ogni regione, provincia, comune, frazione e rione. Anche la scienza deve essere insegnata secondo questo criterio; l'opera di Galileo, doverosamente obbligatoria nei programmi in vigore in Toscana, deve essere esclusa da quelli vigenti in Lombardia e in Sicilia. Tutt'al più la sua fisica potrebbe costituire materia di studio anche in altre regioni, ma debitamente tradotta; ad esempio, a Udine, nel friulano dei miei avi. Le ronde, costituite notoriamenteda profondi studiosi di storia locale, potrebbero essere adibite al controllo e alla requisizione dei libri indebitamente presenti in una provincia, ad esempio eventuali esemplari del Cantico delle creature di San Francesco illecitamente infiltrati in una biblioteca scolastica di Alessandria o di Caserta.
Per quel che riguarda la Storia dell’Arte, che Michelangelo e Leonardo se lo tengano i maledetti toscani, noi di Trieste cosa c’entriamo con il Giudizio Universale? E per la musica, massimo rispetto per Verdi, Mozart o Wagner, che come gli immigrati vanno bene a casa loro, ma noi ci riconosciamo di più nella Mula de Parenzo, che «ga messo su botega / de tuto la vendeva / fora che bacalà».
Come ho già detto, non solo l’Italia, ma già la regione, la provincia e il comune rappresentano una unità coatta e prevaricatrice, un brutto retaggio dei giacobini e di quei mazziniani, garibaldini e liberali che hanno fatto l'Italia. Bisogna rivalutare il rione, cellula dell'identità. Io, per esempio, sono cresciuto nel rione triestino di Via del Ronco e nel quartiere che lo comprende; perché dovrei leggere Saba, che andava invece sempre in Viale XX Settembre o in Via San Nicolò e oltretutto scriveva in italiano? Neanche Giotti e Marin vanno bene, perché è vero che scrivono in dialetto, ma pretendono di parlare a tutti; cantano l’amore, la fraternità, la luce della sera, l’ombra della morte e non «quel buso in mia contrada»; si rivolgono a tutti — non solo agli italiani, che sarebbe già troppo, ma a tutti. Insomma, sono rinnegati.
Ma non occorre che indichi a Lei, Signor Ministro, esempi concreti di come meglio distruggere quello che resta dell’unità d’Italia. Finora abbiamo creduto che il senso profondo di quell’unità non fosse in alcuna contraddizione con l'amore altrettanto profondo che ognuno di noi porta alla propria città, al proprio dialetto, parlato ogni giorno ma spontaneamente e senza alcuna posa ideologica che lo falsifica. Proprio chi è profondamente legato alla propria terra natale, alla propria casa, a quel paesaggio in cui da bambino ha scoperto il mondo, si sente profondamente offeso da queste falsificazioni ideologiche che mutilano non solo e non tanto l’Italia, quanto soprattutto i suoi innumerevoli, diversi e incantevoli volti che concorrono a formare la sua realtà. Ci riconoscevamo in quella frase di Dante in cui egli dice che, a furia di bere l'acqua dell’Arno, aveva imparato ad amare fortemente Firenze, aggiungendo però che la nostra patria è il mondo come per i pesci il mare. Sbagliava? Oggi certo sembrano più attuali altri suoi versi: «Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello!».
Con osservanza
Claudio Magris
07 agosto 2009
Ciao ciao
Trova un minuto per pensare, trova un minuto per pregare,
trova un minuto per ridere.
"MADRE TERESA"
"La Mama l’è talmen un tesor de valur che l’ha vorüda anche Noster Signur" .....
Trova un minuto per pensare, trova un minuto per pregare,
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"MADRE TERESA"
"La Mama l’è talmen un tesor de valur che l’ha vorüda anche Noster Signur" .....
- babatriestina
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- Iscritto il: dom 25 dic 2005, 19:29
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che el xe za del giorno che el xe vegnudo fora nel nostro forum nela sezion Autori dedicada a Magris: ma no te leggi giorno per giorno le novità del forum col Segnala novi messaggi?
o te son come quei che legi el giornal solo la prima pagina e le Segnalazioni, de noi el solo Salotin?
( e sposterò sto messaggio anche là fra un poco..)
e ve suggerisso de leger lapagina original del Corriere e soprattuto i commenti: xe, più de un, che no se acorzi che el sta remenando...
inveze oggi sempre sul Corriere xe un altro articolo de Magris, che evidentemente sta fazendo vacanza ai topolini, e che descrivi la mancanza de razzismo de un picio che zogando con una muletta nera con genitori tedeschi, ala domanda quala putela? el disi No quela de un altro color, ma Quela che la parla e che no se capissi gnente
http://www.corriere.it/edicola/index.js ... doc=MAGRIS
Visto che sul articolo xe Riproduzione riservata, dopo el link riporto solo el paragrafo:
Quale bambina?», chiese la madre, che non la vedeva perché si era nascosta dietro un albero. «Quella che parla che non si capisce niente», rispose lui, evidentemente colpito dal fatto che la piccola chiamasse le cose in modo per lui incomprensibile, un po’ arrabbiato di scoprire che esse potessero avere altri nomi.
o te son come quei che legi el giornal solo la prima pagina e le Segnalazioni, de noi el solo Salotin?
( e sposterò sto messaggio anche là fra un poco..)
e ve suggerisso de leger lapagina original del Corriere e soprattuto i commenti: xe, più de un, che no se acorzi che el sta remenando...
inveze oggi sempre sul Corriere xe un altro articolo de Magris, che evidentemente sta fazendo vacanza ai topolini, e che descrivi la mancanza de razzismo de un picio che zogando con una muletta nera con genitori tedeschi, ala domanda quala putela? el disi No quela de un altro color, ma Quela che la parla e che no se capissi gnente
http://www.corriere.it/edicola/index.js ... doc=MAGRIS
Visto che sul articolo xe Riproduzione riservata, dopo el link riporto solo el paragrafo:
Quale bambina?», chiese la madre, che non la vedeva perché si era nascosta dietro un albero. «Quella che parla che non si capisce niente», rispose lui, evidentemente colpito dal fatto che la piccola chiamasse le cose in modo per lui incomprensibile, un po’ arrabbiato di scoprire che esse potessero avere altri nomi.
"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
- Nona Picia
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- Iscritto il: ven 20 gen 2006, 15:08
- Località: Trieste - Rozzol
Per dir la verità no sempre el forum me segna i novi messaggi.....Ogni tanto el fa sciopero. A parte quel, la me xe rivada credo ieri sera e mi la go trasmessa.....Comunque se xe un dopion te pol cancelar, come che xe giusto.
Ciao ciao
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- Nona Picia
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Come dire: "I bambini sì che sanno stare al mondo!" Per fortuna solo almeno lori no conossi el razzismo, a meno che qualche sciocco genitor o amico no ghe lo meti in testa.babatriestina ha scritto:c
Quale bambina?», chiese la madre, che non la vedeva perché si era nascosta dietro un albero. «Quella che parla che non si capisce niente», rispose lui, evidentemente colpito dal fatto che la piccola chiamasse le cose in modo per lui incomprensibile, un po’ arrabbiato di scoprire che esse potessero avere altri nomi.
Ciao ciao
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- babatriestina
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- Iscritto il: dom 25 dic 2005, 19:29
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tachemo tuto insieme, diria, in sezion Magris.Nona Picia ha scritto:Per dir la verità no sempre el forum me segna i novi messaggi.....Ogni tanto el fa sciopero. A parte quel, la me xe rivada credo ieri sera e mi la go trasmessa.....Comunque se xe un dopion te pol cancelar, come che xe giusto.
"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
- babatriestina
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- Iscritto il: dom 25 dic 2005, 19:29
- Località: Trieste, Borgo Teresiano
Passando in libreria, vedo sugli scaffali che hanno ristampato il libro di Magris e Ara: Trieste, un'identità di frontiera. In effetti il libro continua ad essere un punto fermo, tant'è vero che lo si trova richiamato in tanti libri attuali su Trieste. Un'occasione, per chi fosse interessato.
E' vero che l'ultima lettera provocatoria di Magris ( vedi qua sopra) gli sta attirando gli strali di coloro che, ritenendo che Mitteleuropa sia sinonimo di antitalianità, lo considerano un rinnegato
. A me sembra che invece Magris stia dimostrando col suo esempio che si può essere italiani e mitteleuropei senza contraddizioni.
E' vero che l'ultima lettera provocatoria di Magris ( vedi qua sopra) gli sta attirando gli strali di coloro che, ritenendo che Mitteleuropa sia sinonimo di antitalianità, lo considerano un rinnegato


"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
babatriestina ha scritto:[...]ritenendo che Mitteleuropa sia sinonimo di antitalianità [...]




- babatriestina
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- Iscritto il: dom 25 dic 2005, 19:29
- Località: Trieste, Borgo Teresiano
vero, vero... anche la parola "patria" che tu usi è andata in discredito a causa dei nazionalismi , ma sarebbe ingenuo e riduttivo credere che il nazionalismo e sopratutto l'astio per coloro che non la pensano nel medesimo modo possa essere solo italiano.ffdt ha scritto:temo che sia abbastanza vero: diverso e` l'amor di patria e diverso e` il nazionalismo ... laddove l'amor di patria e`, giustamente, "amore", il nazionalismo e` violenza ed odio per tutto cio` che non gli e` omologato e succube ... "italianita`" e` termine usato del nazionalismo quindi e` ovvio che per "certuni" quel che non e` italiano sia anti-italiano ...
Spero comunque che tu faccia un discorso più generale e che non stia accusando anche Claudio Magris di nazionalismo e di far parte di quella innominabile "certa gente".

"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
babatriestina ha scritto:[...] un discorso più generale [...]








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- Iscritto il: dom 25 dic 2005, 19:29
- Località: Trieste, Borgo Teresiano
per la precisione io mi riferivo, nel mio post, alle reazioni non tanto in Italia in generale ma qua a Trieste dove più di uno gli ha dato più o meno del "mitteleuropeo rinnegato". In Italia ci sono perfino ( leggere i commenti al suo articolo sul corriere online) coloro che non si sono nemmeno resi conto che la sua era una provocazione e anzi lo hanno preso sul serioffdt ha scritto:il discorso a cui mi sono agganciato era incentrato su Magris e sull'effetto che ha fatto in Italia la sua provocazione

Aggiungerei che in italiano c'è un preciso vocabolo per il tipo di nazionalismo che hai descritto: si chiama sciovinismo come lo definisce il mio dizionario di Repubblica: sentimento nazionalistico esaltato, fazioso e fanatico; per estens. ogni forma di particolarismo. Adattamento dal francese chauvinisme derivato dal nome di N Chauvin, un valoroso soldato di Napoleone [..]
"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
Oggi Magris, sempre sul Corriere, sul Punto Franco
http://www.corriere.it/cultura/09_agost ... aabc.shtml
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- babatriestina
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Sia ben chiaro, parla del Punto franco Nuovo.
Poi si vede che è andato al bagno all'Ausonia
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in occasione del quale premio, Magris ha pronunciato un discorso in tedesco, che non ho trovato per intero, anche se poi in tedesco non sarei riuscita a comprenderlo, se qualcuno trova il testo integrale me lo segnali. Io ne ho trovato dicono un "ampio stralcio" sul Corriere della Sera,e vi posto il linkMcFriend ha scritto:Consegnato alcuni giorni fa alla Buchmesse (Fiera del libro) di Francoforte a Claudio Magris un prestigioso premio per la sua attività di scrittore.
http://www.corriere.it/cultura/09_ottob ... aabc.shtml
Il Giornale di Feltri lo ha pesantemente attaccato di anti italianismo immagino per alcuni passi fortemente critici. Il discorso si riferiva alla pace ed alla guerra, visto che il premio era un premio per la pace, Friedenspreis.
Vi riporto qualche passo, anche se vi invito a leggerlo tutto sul link citato:
La Terza Guerra Mondiale c’è stata, anche se la maggior parte degli europei ha avuto la fortuna di non pagarne il prezzo di sangue. Venti milioni di morti dopo il 1945, più o meno; a differenza delle vittime della Seconda, pressoché ignorati e dimenticati, esposti all’ulteriore violenza dell’oblio. Indulgiamo all’illusione di vivere senza guerra, perché il Reno non è più un confine conteso con ecatombi di soldati o perché sul Carso non c’è più quella frontiera, vicina a Trieste, che era l’invalicabile Cortina di Ferro e una miccia accesa. (...) Sono altri oggi i confini che minacciano la pace, confini talora invisibili all’interno delle nostre città, fra noi e i nuovi arrivati da ogni parte del mondo, che stentiamo perfino a vedere perché, come dice la canzone di Mackie Messer, sono al buio.
Ora nel mio Paese c’è una legge che viola un fondamentale principio democratico, in quanto autorizza gruppi di privati cittadini a controllare l’ordine e la sicurezza — beni certo essenziali e da difendere con fermezza — specialmente nei confronti degli immigrati.
Spero, da patriota italiano, che il mio peraltro incantevole Paese non sia, ancora una volta, all’avanguardia in senso negativo: il fascismo, dopotutto, in Europa, lo abbiamo inventato noi, anche se poi altri ci hanno ben superato nello zelo. Un nuovo populismo, oggi serpeggiante un po’ dovunque in Europa, sta creando, ha scritto Massimo Salvatori, democrazie senza democrazia. Esso è una minaccia a quest’ultima e alla pace — ogni minaccia alla democrazia è minaccia alla pace, qualsiasi forma essa assuma — e non ha nulla a che vedere col classico fascismo, termine tirato in ballo a sproposito come uno stupido ritornello.
Questo populismo è una gelatinosa totalità sociale, che distrugge alcuni valori fondamentali, ogni sentimento del lecito e dell’illecito, del rapporto tra il bene dell’individuo e il bene comune. Sentimento che non è sufficiente ma è necessario avere, per poter almeno sperare di costruire giustizia e dunque pace. Senza la prima, non c’è la seconda; l’insofferenza crescente per la legge che persegue i reati e la limitazione del potere della magistratura che li persegue esprimono il torvo sogno di una vita senza legge o con meno legge possibile, ossia di una giungla, di una condizione di bellum omnium contra omnes , in cui i forti trovino pochi ostacoli nello schiacciare i deboli.
sono pensieri profondi, e ancora una volta mi tolgo il cappello davanti al prof Magris.Oggi la guerra è «senza limiti», come dice il capolavoro di Qiao Liang e Wang Xiangsui, un vero Clausewitz del Duemila. Dinanzi alle dimensioni mondiali di tali possibili catastrofi, l’attuale debolezza e sconnessione dell’Europa appaiono doppiamente penose e colpevoli. Solo un’Europa realmente unita, un vero Stato — naturalmente federale, decentrato — potrebbe avere la capacità (e avrebbe il dovere) di affrontare problemi che non sono più nazionali. All’Europa spetta il grandioso e arduo compito di aprirsi alle nuove culture dei nuovi europei provenienti da tutto il mondo, che vengono ad arricchirla con le loro diversità. Si tratterà di mettere in discussione noi stessi e di aprirsi al massimo dialogo possibile con altri sistemi di valori, ma tracciando le frontiere di un minimo ma preciso quantum di valori non più negoziabili, da considerare acquisiti per sempre e da rispettare come assoluti che non vengono più messi in discussione. Pochi ma netti valori, come ad esempio l’uguaglianza di diritti fra tutti i cittadini a prescindere da ogni differenza di sesso, di religione o di etnia.
e c'è da notare che alla fine del discorso il mitteleuropeo Magris fa appello all'Europa tutta, non solo al suo -Mittel

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Ho trovato il testo della motivazione in tedesco (vedi "Begründung"):babatriestina ha scritto:sarebbe bello pure poter leggere il testo integrale della motivazione del premio a Magris: ho trovato solo qualche frase riportata su internet..
http://www.boersenverein.de/de/96671?pid=325240
Purtroppo non ho trovato nessuna traduzione in italiano e neanche il testo integrale del suo discorso, nemmeno in tedesco.
Saluti
Paolo
- babatriestina
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