I "lager" dei Savoia
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I "lager" dei Savoia
Al giorno d'oggi le critiche sul Risorgimento comincia a uscir abastanza frequentemente e se vedi pian pian che xe più giusto parlar de conquista del stival italian, piuttosto che de unificazion dell'Italia.
Tra le cose che emergi sempre più spesso, se scopri che i Savoia ga represso molto duramente tutte le opposizioni uccidendo centinaia de migliaia de oppositori, mentre sui libri de storia se leggi solo che i ga dovudo far fronte al fenomeno del "brigantaggio".
Sul sito ufficiale della Fortezza de Fenestrelle (dove, in quota, i lassava morir de freddo i prigionieri) se trova qualche riferimento ad avvenimenti del genere:
http://www.fortedifenestrelle.com/Prigioni.html
Tra le cose che emergi sempre più spesso, se scopri che i Savoia ga represso molto duramente tutte le opposizioni uccidendo centinaia de migliaia de oppositori, mentre sui libri de storia se leggi solo che i ga dovudo far fronte al fenomeno del "brigantaggio".
Sul sito ufficiale della Fortezza de Fenestrelle (dove, in quota, i lassava morir de freddo i prigionieri) se trova qualche riferimento ad avvenimenti del genere:
http://www.fortedifenestrelle.com/Prigioni.html
Ultima modifica di AdlerTS il lun 23 gen 2006, 21:19, modificato 1 volta in totale.
- babatriestina
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Un paio de motivi per i quali el mio post no xe OT:
- nel sito stesso se disi: "Durante la grande guerra vennero concentrati a Fenestrelle anche prigionieri austroungarici.";
- mi agiungo che tra i migliaia de "desaparecidos" che ghe se stadi a TS dopo el 1918, specialmente maestri e parroci, più de uno xe finidi in posti simili, se non questo;
- nel sito stesso se disi: "Durante la grande guerra vennero concentrati a Fenestrelle anche prigionieri austroungarici.";
- mi agiungo che tra i migliaia de "desaparecidos" che ghe se stadi a TS dopo el 1918, specialmente maestri e parroci, più de uno xe finidi in posti simili, se non questo;
Ultima modifica di AdlerTS il lun 23 gen 2006, 21:20, modificato 1 volta in totale.
Mio bisnono che, come che dixeva mio nono (suo fio), "el fazeva 'l iredentista"babatriestina ha scritto:[...] campi de concentramento de la prima guerra e de confinamenti ghe ne xe stadi de entrambe le parti ( i triestini inveze fatti prigionieri no i li meteva in campo de concentramento, ma al muro come traditori)[...]

Go una foto ... anzi ... go un toco de una foto, ma xe soldai e no credo che sia el posto piusto per meterla


Ciau
Franco
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Re: I "lager" dei Savoia
sul brigantaggio, Sergio Romano sul Corriere de oggi:AdlerTS ha scritto:Al giorno d'oggi le critiche sul Risorgimento comincia a uscir abastanza frequentemente e se vedi pian pian che xe più giusto parlar de conquista del stival italian, piuttosto che de unificazion dell'Italia.
Tra le cose che emergi sempre più spesso, se scopri che i Savoia ga represso molto duramente tutte le opposizioni uccidendo centinaia de migliaia de oppositori, mentre sui libri de storia se leggi solo che i ga dovudo far fronte al fenomeno del "brigantaggio".
http://www.corriere.it/romano/
NEL SUD DOPO L’UNITÀ FRA BRIGANTI E PATRIOTI
Lei ha usato l’espressione «guerra del brigantaggio» Penso che si sia semplicemente servito, per facilitare il lettore, di una espressione d’uso comune. Ma non sarebbe ormai ora di abolire il termine «brigantaggio» per quei tempi e quei luoghi, sostituendolo con «imponente sollevazione contadina»? Per quasi un anno ho raccolto materiale nel meridione, dove lavoro, e i 100.000 morti (almeno) che quella guerra provocò (oltre metà sicuramente tra la popolazione civile) meritano, a mio avviso, la cancellazione definitiva del termine «brigantaggio» e delle bugie ad esso collegate, o almeno la spiegazione di che cosa avvenne realmente tra il 1860 e il 1870 in quelle disgraziate terre.
(ometto nome e indirizzo del autor, che trovè alla pagina citada)
Risposta:
Caro Capezzuoli, La parola «brigantaggio», con cui il governo italiano definì il conflitto che sconvolse alcune province del Sud, soprattutto fra il 1861 e il 1865, fu certamente partigiana. Rifletteva la sorpresa, la rabbia e l’indignazione dei piemontesi di fronte a una società arcaica, permeata da costumi e tradizioni che apparivano primitivi e incomprensibili. Vi fu ferocia da ambo le parti e vi fu soprattutto una pressoché totale incomunicabilità. Un più attento esame del fenomeno avrebbe forse permesso ai «torinesi » di capire che i «briganti » erano troppi per essere soltanto pericolosi fuorilegge. Ma lo Stato appena costituito era considerato con diffidenza, se non peggio, da alcuni Paesi europei, e il governo aveva fretta di terminare il più rapidamente possibile la conquista del Sud. Negli anni seguenti, quando gli storici cominciarono a ricostruire le varie tappe del Risorgimento, la «guerra contro il brigantaggio» finì ai margini del racconto: un brutto capitolo che nessuno aveva voglia di rievocare. Il giudizio cominciò a cambiare dopo la Seconda guerra mondiale quando alcuni studiosi di sinistra vollero vedere in quel fenomeno (nello spirito delle teorie di Eric Hobsbawm) una anticipazione «primitiva» delle lotte popolari del XX secolo. Sopraggiunse poi, con le nostalgie borboniche degli ultimi decenni, il mito del Sud prospero, felice, ben governato e progredito di cui i piemontesi si sarebbero brutalmente impadroniti. E alla fine di questo percorso revisionista la «guerra del brigantaggio» divenne l’equivalente italiano di un altro conflitto che si combatteva negli stessi anni al di là dell’Atlantico: la guerra civile americana. In realtà si trattò soprattutto di una grande «jacquerie», nello stile di quelle che scuotevano periodicamente le campagne francesi durante l’Ancien Régime. Durò a lungo perché fu ingrossata dai soldati smobilitati dell’esercito borbonico, sostenuta dai signorotti locali, benedetta dai parroci, foraggiata dagli esuli della corte borbonica che si erano rifugiati a Roma. Ma questo blocco di forze disparate e prevalentemente reazionarie non ebbe mai un programma, un leader, una strategia. I pochi legittimisti che giunsero al sud in quegli anni non riuscirono a prevalere sui capobanda locali e fecero come il povero Borjes, una brutta fine. Ammetto che «guerra del brigantaggio» sia una espressione sbagliata, ma temo che quella suggerita nella sua lettera («grande insurrezione popolare») sia troppo generosa.
( el grassetto xe mio: per chi che no conossi le teorie de Hobsbawm, xe el autor del libro Il secolo breve- che avendo lo letto ve riassumo assai sinteticamente, se volè legevelo tutto, xe ben scritto e val la pena: xe un libro sulla storia del Novecento, ma per lui el secolo ( o el periodo) xe più curto, perchè i due eventi fondamentali del secolo xe stai:
1 la rivoluzion russa e l'ascesa del comunismo del 1917
2 el crollo del comunismo nel 1989)
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Puoi sempre consolarti col saggio sul Risorgimento italiano di Gramsci.Rawa Ruska ha scritto:E a proposito di Savoia: chissà che strambate riuscirà a dire il caro VE sulla storia dei suoi poco onorevoli avi in merito all'unità d'italia? ci sarà da ridere e stare "su co' le rece!"
Rawa Ruska

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Re: I "lager" dei Savoia
Sullo stesso argomento, " I vinti del risorgimento" de Gigi Fiore, UTET

Mal no far, paura no gaver.
Re: I "lager" dei Savoia
Caro Adler, mi spiace per te, ma col dovuto rispetto delle idee di tutti, mi sembrerebbe giusto intitolare il topic non " i lager dei Savoia" ma semplicemente " I lager". E bisognerebbe condannare tutti i lager costituiti per le idee politiche o ideologiche, perchè ce ne sono stati in Italia,nei territori vari prima dell'Unità d'Italia, nell'Impero A.U. , in Germania, in Russia ecc ecc ecc. Partire dai Romani? Da prima dei Romani? Dagli Alemanni? Sempre lager sono....
Mandi
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Re: I "lager" dei Savoia
Certo che li condanno tutti. Il titolo sta a significare che in queste pagina si parla in maniera specifica di alcuni di questi che, generalmente, sono dimenticati.
Mal no far, paura no gaver.
Re: I "lager" dei Savoia
Meno male! Ma, dato che te presenti el libro, perchè non ci racconti qualcosa? Per esempio poche cose : il dove, il chi e il perchè, magari? Xe sempre interessante, anche perchè c'è sempre da imparare. Non è che c'erano lager all'Asinara, magari, anche a quei tempi?
Mandi
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Re: I "lager" dei Savoia
Non ho letto il libro:mi è arrivata la segnalazione via email indicandomi che nel testo sono dettagliate alcune vicende che si legano a questo topic.
Se lo trovo, lo compro, lo leggo e poi ti so dire
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Re: I "lager" dei Savoia
Qualche link sul libro e l'autore:
http://digilander.libero.it/freetime183 ... alager.htm
http://www.fulvioizzo.it/presentazione.htm
E' in vendita su IBS a 14 €
in realtà, mi sembra che più che in Storia ( di Trieste) andrebbe in Libri
http://digilander.libero.it/freetime183 ... alager.htm
http://www.fulvioizzo.it/presentazione.htm
E' in vendita su IBS a 14 €
in realtà, mi sembra che più che in Storia ( di Trieste) andrebbe in Libri
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Re: I "lager" dei Savoia
Oggi sul Corriere della Sera ( aspetto che lo mettano online- se lo faranno- per indicare il link)
Il mito dei "lager dei Savoia"
Lo sterminio dei militari napoletani è un'invenzione dei neoborbonici
L'inizio della leggenda: Fu la rivista dei gesuiti "la Civiltà Cattolica" a inaugurare la catena delle menzogne sui presunti crimini compiuti dalle autorità militari italiane
Esce domani in libreria il saggio di Alessandro Barbero I prigionieri dei Savoia La vera storia della congiura di Fenestrelle. ( Laterza, pag 369, €18) , nel quale si ricostruisce la vicenda dei militari borbonici caduti prigionieri dell'esercito sabaudo dopo il crollo del Regno delle Due Sicilie. Sulla base di una vasta ricerca archivistica, Barbero sostiene che sulla vicenda degli ex soldati napoletani prigionieri nel forte di Fenestrelle è stata costruita una grossa montatura e polemizza aspramente con diversi autori, fra cui Lorenzo Del Boca, Francesco Mario Agnoli, Gigi Di Fiore, Pino Aprile, Roberto Martucci
Il mito dei "lager dei Savoia"
Lo sterminio dei militari napoletani è un'invenzione dei neoborbonici
L'inizio della leggenda: Fu la rivista dei gesuiti "la Civiltà Cattolica" a inaugurare la catena delle menzogne sui presunti crimini compiuti dalle autorità militari italiane
Esce domani in libreria il saggio di Alessandro Barbero I prigionieri dei Savoia La vera storia della congiura di Fenestrelle. ( Laterza, pag 369, €18) , nel quale si ricostruisce la vicenda dei militari borbonici caduti prigionieri dell'esercito sabaudo dopo il crollo del Regno delle Due Sicilie. Sulla base di una vasta ricerca archivistica, Barbero sostiene che sulla vicenda degli ex soldati napoletani prigionieri nel forte di Fenestrelle è stata costruita una grossa montatura e polemizza aspramente con diversi autori, fra cui Lorenzo Del Boca, Francesco Mario Agnoli, Gigi Di Fiore, Pino Aprile, Roberto Martucci
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- sono piccolo ma crescero
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- Iscritto il: ven 11 mag 2007, 14:08
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Re: I "lager" dei Savoia
Non oserei mai intromettermi in fatti di cui non so nulla. Ma vorrei che sorridessimo insieme per una coincidenza:
Un editore torinese pubblica le critiche ai Savoia (Fiore, I vinti del Risorgimento, UTET) ed uno del Regno delle due Sicilie un libro che li difende (Barbero, I prigionieri dei Savoia, Laterza).

Un editore torinese pubblica le critiche ai Savoia (Fiore, I vinti del Risorgimento, UTET) ed uno del Regno delle due Sicilie un libro che li difende (Barbero, I prigionieri dei Savoia, Laterza).


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
- babatriestina
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Re: I "lager" dei Savoia
mi segnalano questo articolo
http://www.nuovomonitorenapoletano.it/i ... cesso%3D18
http://www.nuovomonitorenapoletano.it/i ... cesso%3D18
"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
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Re: I "lager" dei Savoia
http://www.lastampa.it/2012/10/21/cultu ... agina.html
ma copio che non si perda
http://torino.repubblica.it/cronaca/201 ... -18872501/
ma copio che non si perda
ALESSANDRO BARBERO
Nell’estate 2011 mi è successa una cosa che non avrei mai creduto potesse capitarmi nel mio mestiere di storico. In una mostra documentaria dedicata ai 150 anni dell’Unità mi ero imbattuto in un documento che nella mia ignoranza mi era parso curiosissimo: un processo celebrato nel 1862 dal Tribunale militare di Torino contro alcuni soldati, di origine meridionale, che si trovavano in punizione al forte di Fenestrelle.
Lì avevano estorto il pizzo ai loro commilitoni che giocavano d’azzardo, esigendolo «per diritto di camorra». In una brevissima chiacchierata televisiva sulla storia della camorra, dopo aver accennato a Masaniello - descritto nei documenti dell’epoca in termini che fanno irresistibilmente pensare a un camorrista - avevo raccontato la vicenda dei soldati di Fenestrelle.
La trasmissione andò in onda l’11 agosto; nel giro di pochi giorni ricevetti una valanga di e-mail di protesta, o meglio di insulti: ero «l’ennesimo falso profeta della storia», un «giovane erede di Lombroso», un «professore improvvisato», «prezzolato» e al servizio dei potenti; esprimevo «volgari tesi» e «teorie razziste», avevo detto «inaccettabili bugie», facevo «propaganda» e «grossa disinformazione», non ero serio e non mi ero documentato, citavo semmai «documenti fittizi»; il mio intervento aveva provocato «disgusto» e «delusione»; probabilmente ero massone, e la trasmissione in cui avevo parlato non bisognava più guardarla, anzi bisognava restituire l’abbonamento Rai.
Qualcuno mi segnalò un sito Internet dove erano usciti attacchi analoghi; del resto, parecchie e-mail si limitavano a riciclare, tramite copia e incolla, dichiarazioni apparse in rete. Scoprii così che il forte di Fenestrelle - che la Provincia di Torino, con beata incoscienza, ha proclamato nel 1999 suo monumento-simbolo - è considerato da molti, nel Sud, un antesignano di Auschwitz, dove migliaia, o fors’anche decine di migliaia, di reduci meridionali dell’esercito borbonico sarebbero stati fatti morire di fame e freddo e gettati nella calce viva, all’indomani dell’Unità. Questa storia è riportata, con particolari spaventosi, in innumerevoli siti; esistono comitati «Pro vittime di Fenestrelle» e celebrazioni annuali in loro memoria; e al forte è esposta una lapide incredibile, in cui si afferma testualmente: «Tra il 1860 e il 1861 vennero segregati nella fortezza di Fenestrelle migliaia di soldati dell’esercito delle Due Sicilie che si erano rifiutati di rinnegare il re e l’antica patria. Pochi tornarono a casa, i più morirono di stenti. I pochi che sanno s’inchinano».
Superato lo shock pensai che l’unica cosa da fare era rispondere individualmente a tutti, ma proprio a tutti, e vedere che cosa ne sarebbe venuto fuori. Molti, com’era da aspettarsi, non si sono più fatti vivi; ma qualcuno ha risposto, magari anche scusandosi per i toni iniziali, e tuttavia insistendo nella certezza che quello sterminio fosse davvero accaduto, e costituisse una macchia incancellabile sul Risorgimento e sull’Unità d’Italia. Del resto, i corrispondenti erano convinti, e me lo dicevano in tono sincero e accorato, che il Sud fino all’Unità d’Italia fosse stato un paese felice, molto più progredito del Nord, addirittura in pieno sviluppo industriale, e che l’unificazione - ma per loro la conquista piemontese - fosse stata una violenza senza nome, imposta dall’esterno a un paese ignaro e ostile. È un fatto che mistificazioni di questo genere hanno presa su moltissime persone in buona fede, esasperate dalle denigrazioni sprezzanti di cui il Sud è stato oggetto; e che la leggenda di una Borbonia felix, ricca, prospera e industrializzata, messa a sacco dalla conquista piemontese, serve anche a ridare orgoglio e identità a tanta gente del Sud. Peccato che attraverso queste leggende consolatorie passi un messaggio di odio e di razzismo, come ho toccato con mano sulla mia pelle quando i messaggi che ricevevo mi davano del piemontese come se fosse un insulto.
Ma come se non bastasseMa quella corrispondenza prolungata mi ha anche fatto venire dei dubbi. Che il governo e l’esercito italiano, fra 1860 e 1861, avessero deliberatamente sterminato migliaia di italiani in Lager allestiti in Piemonte, nel totale silenzio dell’opinione pubblica, della stampa di opposizione e della Chiesa, mi pareva inconcepibile. Ma come facevo a esserne sicuro fino in fondo? Avevo davvero la certezza che Fenestrelle non fosse stato un campo di sterminio, e Cavour un precursore di Himmler e Pol Pot? Ero in grado di dimostrarlo, quando mi fossi trovato a discutere con quegli interlocutori in buona fede? Perché proprio con loro è indispensabile confrontarsi: con chi crede ai Lager dei Savoia e allo sterminio dei soldati borbonici perché è giustamente orgoglioso d’essere del Sud, e non si è reso conto che chi gli racconta queste favole sinistre lo sta prendendo in giro.
L’unica cosa era andare a vedere i documenti, vagliare le pezze d’appoggio citate nei libri e nei siti che parlano dei morti di Fenestrelle, e una volta constatato che di pezze d’appoggio non ce n’è nemmeno una, cercare di capire cosa fosse davvero accaduto ai soldati delle Due Sicilie fatti prigionieri fra la battaglia del Volturno e la resa di Messina. È nato così, grazie alla ricchissima documentazione conservata nell’Archivio di Stato di Torino e in quello dello Stato Maggiore dell’Esercito a Roma, il libro uscito in questi giorni col titolo I prigionieri dei Savoia : che contiene più nomi e racconta più storie individuali e collettive di soldati napoletani, di quante siano mai state portate alla luce fino ad ora. Come previsto, si è subito scatenata sul sito dell’editore Laterza una valanga di violentissime proteste, per lo più postate da persone che non hanno letto il libro e invitano a non comprarlo; proteste in cui, in aggiunta ai soliti insulti razzisti contro i piemontesi, vengo graziosamente paragonato al dottor Goebbels.
http://torino.repubblica.it/cronaca/201 ... -18872501/
TRA bandiere neo-borboniche e vessilli leghisti sanato si è reso omaggio a Fenestrelle ai soldati del Regno delle Due Sicilie ""detenuti e defunti" nel forte piemontese a cominciare dalla fine del 1860. Ma quanti furono i "napolitani" e i militi papalini morti di freddo o di fame, di malattie, nelle carceri sabaude? Storici e giornalisti, tanto meridionali quanto padani, hanno addirittura parlato di circa 40 mila vittime. Per Juri Bossuto, invece, già consigliere regionale di Rifondazione comunista e ora volontario proprio a Fenestrelle, che si è recentemente laureato in Giurisprudenza all'Università di Torino con una tesi su questo argomento, i fatti emersi dagli archivi locali e dall'Archivio di Stato torinese "disegnano una fortezza diversa da quella descritta da chi, forse, vorrebbe l'Italia nuovamente divisa in monarchie".
Le sue ricerche, soprattutto, ridimensionano in modo drastico e azzerano, anzi, le cifre spaventose care alla pubblicistica revisionista. Come spiega lui stesso: "Non si sa con esattezza quanti militari borbonici persero la vita al Forte San Carlo. Dai registri parrocchiali, però, precisi e puntuali, ne ho riscontrati davvero pochi. Ho trovato riferimenti a quattro morti nel novembre del 1860, in seguito a malattie polmonari". Aggiunge Bossuto: "I "napoletani" vennero alloggiati nei quartieri militari e nutriti fin da subito. La corrispondenza che ho potuto consultare cita i trasferimenti a Nizza dei prigionieri più anziani e cagionevoli, ma pure la preoccupazione per la nostalgia verso le proprie famiglie provata dai più".
ho quotato testi non miei.. non ho molto da aggiungere se non che come ci insegnava il professore di storia "La storia non si impara leggendo un solo testo. Vanno letti almeno due e di tendenze diverse".Ma questo, conclude Bossuto, "non può rendere vero quanto è stato scritto, come nel caso di Lorenzo Del Boca, su "chissà quanti morti che neppure avranno registrato!". Sono concetti nati da suggestioni non avvalorate da alcun documento. La storia ci dice che Fenestrelle fu un carcere politico, militare e civile, molto complesso e di non facile vita. La storia documentata fa emergere poi le vicende di uomini e di donne protagonisti di quel luogo, così come il sacrificio di studenti, idealisti, combattenti libertari e prigionieri di guerra. La verità porta onore a tutti i i caduti, le bugie infangano tutti e ogni causa".
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Re: I "lager" dei Savoia
Cito un recente testo (di Pierluigi di Colloredo Mels)
I Cacciatori del Regno delle Due Sicilie, dopo la resa di Gaeta, non vennero mandati in fantomatici "lager dei savoia" a Fenestrelle o altrove, ma formarono i battaglioni bersaglieri XXVII, XXVIII, XXIX e XXX, formati a Capua il 16 aprile 1861, e subito impiegati- con risultati eccellenti- contro il brigantaggio, partecipando poi alla campagna del 1866 nella 17 Divisione (gen. Raffaele Cadorna).
Altri battaglioni bersaglieri ( sino al XL, formato a Capua nell'aprile 1865) erano unità composte di cacciatori borbonici.
Con la fanteria vennero costituite la brigate Abruzzi, Calabria, Sicilia, Palermo, Puglie,Granatieri di Napoli (ex Guardia reale) per un totale di 12 reggimenti di fanteria.
Su diciannove battaglioni bersaglieri impiegati contro il brigantaggio, dodici erano formati da soldati napoletani,su trentaquattro reggimenti di fanteria dodici erano vecchi reggimenti borbonici, su quattro reggimenti cavalleria, due erano veterani di Francesco II. Nel 1861, nel Regio Esercito italiano la percentuale di personale proveniente dall'esercito napoletano era di poco inferiore a quella dei veterani piemontesi, e il doppio di quella del resto d'Italia. I 3.195 ufficiali dell'Armata Sarda nel 1859 divennero 16.051 nel 1862, con molti più ex ufficiali borbonici che piemontesi.
In parole povere, i quelli che spezzarono la schiena ai briganti non parlavano piemontese, ma napoletano.
I Cacciatori del Regno delle Due Sicilie, dopo la resa di Gaeta, non vennero mandati in fantomatici "lager dei savoia" a Fenestrelle o altrove, ma formarono i battaglioni bersaglieri XXVII, XXVIII, XXIX e XXX, formati a Capua il 16 aprile 1861, e subito impiegati- con risultati eccellenti- contro il brigantaggio, partecipando poi alla campagna del 1866 nella 17 Divisione (gen. Raffaele Cadorna).
Altri battaglioni bersaglieri ( sino al XL, formato a Capua nell'aprile 1865) erano unità composte di cacciatori borbonici.
Con la fanteria vennero costituite la brigate Abruzzi, Calabria, Sicilia, Palermo, Puglie,Granatieri di Napoli (ex Guardia reale) per un totale di 12 reggimenti di fanteria.
Su diciannove battaglioni bersaglieri impiegati contro il brigantaggio, dodici erano formati da soldati napoletani,su trentaquattro reggimenti di fanteria dodici erano vecchi reggimenti borbonici, su quattro reggimenti cavalleria, due erano veterani di Francesco II. Nel 1861, nel Regio Esercito italiano la percentuale di personale proveniente dall'esercito napoletano era di poco inferiore a quella dei veterani piemontesi, e il doppio di quella del resto d'Italia. I 3.195 ufficiali dell'Armata Sarda nel 1859 divennero 16.051 nel 1862, con molti più ex ufficiali borbonici che piemontesi.
In parole povere, i quelli che spezzarono la schiena ai briganti non parlavano piemontese, ma napoletano.
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Re: I "lager" dei Savoia
Dopo il revisionismo storico, sta arrivando il revisionismo del revisionismo. recenti testi analizzano i testi revisionisti. Sto finendo di leggere Italiani per forza di Dino Messina, che discute i miti del neoborbonismo ( che ritiene una risposta a " nordismo" dei primi tempi delle Lega, la Padania, il dio Po etc..) e non solo porta e analizza dati appunto riguardo a Fenestrelle ( le migliaia di morti citate sono un falso storico) e alla retorica ben precisa di definirli " lager". Nb Fenestrelle era davvero in origine una fortezza-prigione. vorrei dire né più né meno dello Spielberg a noi meglio noto. Riporterò col tempo qualche passo che mi è sembrato significativo.
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