Ho capito!
Esiste sì il grembiule come indumento e come vocabolo in italiano, soltanto che qui il discorso è sulla base della parlata triestina. Non volevo rimanere con il dubbio di un' interpretazione esbagliata.
Non ho letto il libro, ma una parte, quella iniziale. Mi è piaciuto ricordare qui questo passo, pensando ad altri tempi lontani ...
Edda Marty di Giani Stuparich
Nell'atrio deserto, dall'alto attraverso la vetrata del tetto, pioveva la luce di una mattina calda e sonora di settembre. Di fuori garrivano ancora, come bandiere di festa, le vacanze coi giochi e coi bagni. Dal secondo loggiato provenivano di tanto in tanto squilli di voci ridenti che, ripercotendosi sulle colonne, empivano l'atrio di fragore.
S'era radunato lassù un gruppetto di studenti. Costoro, giovani d'altri tempi, conoscevano da sette anni quell'atrio e vi si muovevano con molta dimestichezza; ma i loro atti non erano senza il freno d'un vago senso di rispetto e di timore. Se qualcuno accalorato alzava la voce, subito gli altri si guardavano intorno dubitanti ed egli stesso ne sembrava spaventato. Volgevano a intervalli la loro attenzione verso un uscio, sopra il quale un bianco tondino laccato avvertiva con cifre nere che quella era l'aula della "Ottava ginnasio". Vi sarebbero entrati fra pochi giorni e questo pensiero li turbava e li inorgogliva. Ma non per vedere la porta della loro classe s'erano dati convegno lassù quella mattina, ancora in piene vacanze, sacrificando uno splendido bagno. La loro curiosità era stata attirata da ben altra cosa. Di là da quell'uscio Edda Marty lottava col tema di latino. Edda Marty era coraggiosa: era la prima donna che tentava la conquista d'un posto in quel ginnasio maschile. Dare l'esame in otto materie, rispondere per cinque anni di greco e sette di latino, non era uno scherzo.
Sarebbe passata? Sarebbe stata la loro compagna di classe? Quei giovani avevan sentito dire cose mirabili della sua intelligenza; ma di loro soltanto uno la conosceva un po' meglio, gli altri l'avevano vista, la prima volta quella mattina, passare per il corridoio accompagnata da due professori, ed entrare in quell'aula. Nessuno sapeva spiegarsi che cosa avesse visto: due grandi occhi che ridevano e salutavano e che avevano acceso un po' il sangue a tutti.
Ciao Mandi
"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante"
Bellissimo. Lo farò leggere senz'altro a mia figlia che lunedì entrerà, unica femmina, nell'aula della 5a Nautico. Non sarà sicuramente la prima negli ultimi anni del Nautico (sembra ci sia una frequenza femminile attorno al 25% e che si diano molto da fare per diventare più brave dei loro compagni maschi).
Comunque, auguri a tutti gli alunni che torneranno a scuola lunedì (dubito che ce ne siano molti tra i lettori del forum, ma magari figli, nipoti, ecc.). Se per noi è stata dura, per loro lo è ancora di più. Si trovano in un sistema scolastico antiquato rispetto al resto del mondo, con tagli dei fondi, insegnanti (giustamente, purtroppo) poco incentivati a fare bene il loro lavoro e con un futuro alquanto incerto.
Cerchiamo di non discriminare troppo i nostri giovani, sono spaesati e sconfortati. Se i media ci riportano solo i casi peggiori, io devo dire che ne ho conosciuti molti veramente in gamba.
Il mio personale ricordo della domenica sera prima del primo lunedì di scuola: dopo un estate passata ad aiutare in famiglia nei lavori dei campi, grande strigliata nella vasca di bagno, lucidare le scarpe, stirare a perfezione il grembiule, preparare la borsettina con il quaderno e le matite nuove di zecca, fiocco nei capelli e via ... finalmente si tornava a scuola, molto meno faticoso che l'estate in campagna. Ora avrei avuto la scusa dei compiti di scuola per non fare lavori più faticosi.
Quanto vorrei tornare a scuola... ancora qualche anno è ritorno all'Università (della Terza Eta!).
mandi_ ha scritto:Non ho letto il libro, ma una parte, quella iniziale. Mi è piaciuto ricordare qui questo passo, pensando ad altri tempi lontani ...
Edda Marty di Giani Stuparich
Lo ho letto dopo averne vista la trasposizione in uno sceneggiato televisivo (eh sì, quella volta la televisione faceva anche questo). Un mio alunno di allora ebbe una parte come uno dei compagni di scuola (eh già, correva l'anno 1975 o 76 credo, ma mi sembra un secolo e mezzo fa)
Comunque bel racconto.
Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
Volaria contar anca mi un ricordo de scola. Magio 1944. El profesor Cozzarolo insegnava matematica e computisteria a l'università Giancarleto (per chi no sa: Istituto tecnico commerciale Gian Rinaldo Carli, corso biennale per computisti commerciali). Uno dei ultimi giorni de scola e dopo se ciapava el diploma de computista comerciale. El profesor disi che se fa un esame orale, perchè xe guera. El meti i tre più tochi in primo banco e lui va in fondo. Quel giorno el devi aver avù un tremendo ataco de ipoacusia, perchè se sentiva i sugerimenti fina in piaza Granda, solo lu no sentiva niente. Meno qualchedun (quei che iera sentai davanti), tuti i altri i ga ciapà 6. Gavemo fato coleta e gavemo comprà una pipa. Go ghe la gavemo dada ghe xe vignù le lagrime. Un vero insegnante che fazeva de tuto per sveiar el interese dei muli. No lo go più visto, ma no posso dimenticarlo.