Articoli su Trieste del Secolo un giornale milanese del 1893

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Articoli su Trieste del Secolo un giornale milanese del 1893

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Mia moglie ha trovato, facendo ordine tra le sue carte da buttare via, una ristampa del 1983 di un giornale stampato nel 1893 dove si parla di Trieste. Non conosco il giornale e quindi riporto, per documentazione, la copia del frontespizio

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Ci sono poi 8 pagine piene di articoli e disegni di monumenti della città com'era all'epoca. Riporto il panorama da san Giusto (mi sembra) messo al centro della pagina 1

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Gli articoli sono pesantemente filoitaliani (non fa male ricordarlo).

Ne metterò alcuni, pian piano, se mi sembrerà che l'argomento possa dare luogo a qualche discussione interessante.

Per dare a Cesare quel che è di Cesare, dirò che la ristampa è stata inserita come supplemento al numero 11/1983 di Apindustria, è stato stampato a Udine nel maggio 1984 e costava 4.000 lire (ma mia moglie non l'ha comperato di sicuro; deve averlo avuto gratis da qualche parte).


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
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Re: Articoli su Trieste del Secolo un giornale milanese del

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Metto qua un primo articolo, pubblicato a pagina 2. Riporto il testo letto con l'OCR.
Il Secolo suppl. alnumero 9631 ha scritto:Palazzi e Chiese
Di monumenti, palazzi e chiese, Trieste ha un numero così limitato che non varrebbe la pena di parlarne.

Del passato nulla le è rimasto dli notevole. Ora il Municipio e i privati, vanno adornando la città di eleganti ed artistici ediflzi.
Il Municipio volle aver casa nuova nel 70, e la fece costruire sulla limitata area occupata dall'antico palazzo del Comune.
È un ediflzio molto barocco, ma non privo di eleganza, meno naturalmente l'orribile torre dell' orologio che vi campa in mezzo.
Un bel palazzo è quello del Lloyd, che costò un milione di fiorini, circa 3 milioni di lire; e tuttavia non è molto solido, essendo stato fabbricato su un' area morsa continuamente dall'onda marina.
Le Assicurazioni Generali hanno una sede splendida, sulla riva della Stazione; fabbricata nell'85.
Il palazzo Diana è dei migliori, ma non ho potuto averne il disegno.
Belli sono i palazzi: Economo, in piazza della Stazione, Revoltella, Leitenburg, Ara, quello della Borsa, ecc.; le ville Revoltella, Caccia, Haggicousta, Valerio, ecc.

In quanto alle chiese, se si eccettui quella della comunità greco-scismatica, che è magnifica, sono brutte!
Quella di Sant'Antonio Patavino, eretta nel 1838, e che ha qualche buon dipinto di artisti moderni, ha di bello la facciata di stile romano, a grandi colonne, rassomigliante un po' al Pantheon di Agrippa.
Poi vengono le chiese: della B. V. del Soccorso, dei Gesuiti, di San Giacomo, due o tre cappelle e due chiese di rito evangelico; la chiesa di Sant'Apollinare, tenuta dall'unico convento di frati esistente a Trieste; e la cappella delle monache benedettine della Cella, rimasto solo a ricordare antichi fasti di un Cenobio triestino, ormai condannato a scomparire. In queste chiese nulla di notevole. Ai Gesuiti quadri di moderni pittori triestini.
Ma di una chiesa devo parlare, perché è quella che attraverso ai tempi rimase palladio dell'italianità di Trieste: San Giusto, che inspirava versi meravigliosi a tanti poeti, non ultimo il Pitteri, che la esalta in versi severi e forti, San Giusto, che gode l'amore di una cittadinanza, non per la fede religiosa, ma per la fede patriottica.
San Giusto ha origini prettamente latine. Sorse sulle rovine del tempio a Giove, e a Vesta. Come ruinava il paganesimo così sorgeva vittoriosa la nuova religione, non ancora fuorviata per opera dei preti. Si attribuisce l'erezione di San Giusto, dedicato prima alla Vergine, ai tempi di Teodosio. Sta il fatto che il tempio alla Vergine divenne la "cattedrale di San Giusto" appena quando le tre navate della chiesa, divise prima da una muraglia, furono unite in una sola chiesa nel decimoquarto secolo. E su ruderi romani sorge pure il quadrato campanile glorioso, che era nei bassi tempi alto del doppio e ornato di una cupola metallica sulla quale sovrastava l'alabarda di ferro, che è lo stemma della città. Nella cattedrale non dipinti d'illustri maestri, non statue d'insigni scalpelli. Povera e nuda, gode l'amore dei cittadini che in essa vedono un documento di latinità incontestabile. La storia però ricorda che da quella cattedra tuonarono latinamente Enea Silvio Piccolomini, poi papa Pio II. Andrea Rapiccio, vescovo conciliatore piissimo, e Antonino Negri, fiero tipo di prelato accattabrighe.
Attorno a queste chiese ferve costantemente una lotta strana tra il Comune e la Curia vescovile. Il Comune vuole che vi officino preti italiani. La Curia, che non ne ha, vi mette ad officiare preti slavi.
Da ciò proteste da una parte e dispetti. dall' altra. Io ritengo però — vedendo almeno le cose così da lontano — che il Comune farebbe opera buona a lasciare che la Curia faccia ciò che vuole: la propaganda slava nelle chiese non può che allontanare dalla santa bottega i pochi gonzi che ancora vi si lasciano spennacchiare.
Poiché il testo è stato letto dall'OCR ci potrebbero essere errori. Riporto qui sotto l'immagine dell'articolo. Per correttezza filologica avverto che l'articolo era su una colonna sola ed io, per miglior visibilità, lo ho diviso in due affiancate.

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Re: Articoli su Trieste del Secolo un giornale milanese del

Messaggio da babatriestina »

chissà chi era Antonino Negri, prelato attaccabrighe :?:


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Messaggio da VetRitter »

sono piccolo ma crescero ha scritto:sono pesantemente filoitaliani
nel 1893 parlare di Trieste come di "Città d'Italia"...


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Re: Articoli su Trieste del Secolo un giornale milanese del

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Metto i disegni dei palazzi e delle chiese citati nell'articolo. Sembrano disegni a penna (litografie?) ma credo siano tratti da foto, non lo so se con un procedimento di copiatura manuale o semiautomatica. Non lo so se siano originali di quel giornale o riprese da altrove. Alcune le ho viste in altre parti. Lo stile, certo, è omogeneo a tutti i disegni.

Il palazzo del Lloyd, quello che il mare rovina

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Il municipio (la fontana dei continenti sembra quasi un gruppo di alberi. E' una libera interpretazione?)

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La chiesa di san Spiridione (dei Greci scismatici...???). Ma non sono Serbi? Mi sa che la malainformazione mediatica ha origini molto lontane,,,

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Re: Articoli su Trieste del Secolo un giornale milanese del

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Il palazzo delle Generali

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La chiesa di sant'Antonio Patavino (!)

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La cattedrale di san Giusto

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Re: Articoli su Trieste del Secolo un giornale milanese del

Messaggio da babatriestina »

sono piccolo ma crescero ha scritto:
La chiesa di san Spiridione (dei Greci scismatici...???). Ma non sono Serbi? Mi sa che la malainformazione mediatica ha origini molto lontane,,,
credo che nell'Ottocento fosse rimasto l'uso, soprattutto per chi ne era lontano, di usare il termine "greci" per tutti gli Ortodossi, uso che convenne al momento giusto ai nazionalisti greci balcanici..


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Re: Articoli su Trieste del Secolo un giornale milanese del

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Riporto l'articolo sui teatri triestini. Fa sorridere il giudizio sull'operetta e sugli atteggiamenti del pubblico del teatro Mauroner.
Il Secolo suppl. al numero 9631 ha scritto:I teatri

Di teatri, Trieste ne conta attualmente cinque. Il Comunale — che fino a pochi anni fa prima del completo suo restauro, portava il nome di Teatro Grande — fu eretto nel 1800. Prima che esistesse, gli spettacoli musicali e drammatici si davano nel teatro San Pietro, che era in piazza, ed aveva buone tradizioni, come ne fanno fede memorie esistenti. Quando fu eretto il Teatro Nuovo o Grande, Trieste era poco più di un borgo. Contava dai 22 ai 24 mila abitanti. Perciò le rappresentazioni che vi si davano non avevano importanza. Crebbe la sua importanza col crescere in grandezza e in ricchezza della città. Si cominciò col darvi spettacoli d'ogni genere, che andavano dalle insuperabili melodie di Pergolese, alle volgari ciurmerle dell' "artista eccentrico" mangiatore di fuoco. Il Bottura, critico d'arte intelligentissimo, morto alcuni anni fa, scrisse una Storta del Teatro Comunale di Trieste, pubblicata ncll'85, che è certo uno dei lavori più interessanti del genere.
Come si osserva dal disegno unitovi, il Comunale ha un porticato simile a quello della Scala.
Ha discreta importanza in arte, il Politeama Rossetti, costruito nel 1875, nei nuovissimi quartieri dell'acquedotto. È un teatro veramente moderno, ampio, arieggiato... per l'estate e anche per l'inverno.
Quarant' anni fa, circa, un comitato di cresi triestini eresse il Teatro armonia, elegatissimo. Il migliore ambiente per la prosa. Ha bellissime tradizioni, offuscate però da un periodo di operetta tedesca, qui tentata d'importare dal governo. Visto il pessimo risultato, pare si sia smesso il... malvezzo.
Dove oggi si trova, l'Anfiteatro Fenice, sorgeva il Teatro Mauroner, un ambiente popolare per eccellenza, che nel 1876 improvvisamente fu distrutto da un incendio. Cavallerizzi e drammi da arena si susseguono con discreto successo. Vi si da pure della musica del vecchio repertorio, e il popolo vi accorre in folla, esprimendo il suo entusiasmo per il trionfo del giusto sul malvagio o per qualche do di petto, con calorosi fischi... di giubilo.
La commedia, e specialmente quella dialettale, va a fissare le tende al vecchio Filodrammatico ; un teatrino modesto nell'aspetto e di tradizioni schiettamente borghesi.
Come sempre, per correttezza, riporto la fotocopia dell'originale, su due colonne, anziché su una lunga.

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Riporto anche i disegni dei teatri Comunale e Politeama. Peccato, avrei preferito vedere i disegni degli altri.

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Re: Articoli su Trieste del Secolo un giornale milanese del

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Una colonna e mezza del giornale è dedicata al cimitero, anzi, come la chiama, la Necropoli di sant'Anna. Riporto l'articolo ricopiato inserendo le immagini al loro posto. Lo ho ricopiato a mano, perché stavo meno tempo a farlo che a farlo leggere con l'OCR. Ho cercato di stare attento, ma posso aver commesso qualche errore. L'uso, secondo me disinvolto, della virgola nella punteggiatura del testo è dell'autore e non mio. Come non è mio il parlare dei pini che svettano nel cimitero (c'erano?, sono stati sostituiti dopo? si confonde con i cipressi?). A naso, poi, l'ultima figura non mi sembra una Pietà.
Il Secolo suppl. al numero 9631 ha scritto: La Necropoli di Sant'Anna

Sul colle di Sant'Anna, che dista parecchi chilometri dalla città, sorgono i cimiteri degli israeliti, dei protestanti, quello militare, dove è occulta la sepoltura d'Oberdan, e per ultimo il cimitero cattolico. È una funebre ma pittoresca passeggiata per chi sale quel colle.

Da lungi si scorgono i folti pini che s'ergono altissimi o fanno strano e bello contrasto colla candidezza delle numerose lapidi mortuarie.

La Necropoli principale, contiene monumenti di grande valore, opere dei più eminenti scultori italiani.

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Sono ammirati, specialmente, i monumenti delle famiglie Grandi e Currò.

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Un interminabile e artistico portico raccoglie i migliori monumenti.

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Citerò fra questi l'Angelo della Resurrezione del milanese Barcaglia, un vero capolavoro.

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Conta pure il Barcaglia altri e pregiati monumenti nel nostro cimitero.

Anche lo scultore Malfatti di Trento, ha opere di gran valore nel cimitero di Trieste, fra le quali il [7i]Gruppo della Pietà[/i], che

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ottenne il premio in parecchie esposizioni artistiche.


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Re: Articoli su Trieste del Secolo un giornale milanese del

Messaggio da AdlerTS »

sono piccolo ma crescero ha scritto:Di monumenti, palazzi e chiese, Trieste ha un numero così limitato che non varrebbe la pena di parlarne. Del passato nulla le è rimasto dli notevole. [...] Il Municipio [...] È un ediflzio molto barocco, ma non privo di eleganza, meno naturalmente l'orribile torre dell' orologio che vi campa in mezzo. [...]In quanto alle chiese, se si eccettui quella della comunità greco-scismatica, che è magnifica, sono brutte!
Dall'incipit de questo signor saria de dirghe: "cossa te son vignudo a far a Trieste ?" O forse za nel 800 el "Bastian contrario" jera un personaggio de successo sui giornai :evil:


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Re: Articoli su Trieste del Secolo un giornale milanese del

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

AdlerTS ha scritto:
sono piccolo ma crescero ha scritto:Di monumenti, palazzi e chiese, Trieste ha un numero così limitato che non varrebbe la pena di parlarne. Del passato nulla le è rimasto dli notevole. [...] Il Municipio [...] È un ediflzio molto barocco, ma non privo di eleganza, meno naturalmente l'orribile torre dell' orologio che vi campa in mezzo. [...]In quanto alle chiese, se si eccettui quella della comunità greco-scismatica, che è magnifica, sono brutte!
Dall'incipit de questo signor saria de dirghe: "cossa te son vignudo a far a Trieste ?" O forse za nel 800 el "Bastian contrario" jera un personaggio de successo sui giornai :evil:
La firma de tuto xe "Un esule", quindi penso un irredentista. No gavevo visto la firma che xe in fondo ala settima pagina, quindi un poco sconta; che el fusi iredentista me iero acorto subito e lo go premesso.

Go provà a interpretar quel che el disi. Probabilmente ai sui oci i palazi e le cese otocentesche le ghe pareva come che a noi ne pol parer ... Monte Grisa o la caserma dei Vigili :-D . Penso che lui voi dir che a Trieste no ghe xe gnente de rinascimentale, de gotico. E poi i gusti cambia. Quando go studià storia de l'architetura al liceo sul Kirchmayr, me ricordo che el profesor iera asai critico sul stile ecletico e sul liberty. Stili che ogi tuti incensa e elogia.

Dito questo, me par che in tuti i articoli ghe sia un poco de ideologia filoitaliana e antiaustriaca (varda quel che el disi de l'opereta...).

Comunque, per mi, come go dito anche altre volte, i documenti ga una sua importanza; sta a chi che li legi, dopo, interpretarli. Se pensè che i articoli sia interesanti, vado avanti a meterli, senò ... lavor in meno.


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Re: Articoli su Trieste del Secolo un giornale milanese del

Messaggio da sum culex »

sono piccolo ma crescero ha scritto: Se pensè che i articoli sia interesanti, vado avanti a meterli, senò ... lavor in meno.
No, no: lavora in più, va pur avanti!
Grazie!
ciao
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Re: Articoli su Trieste del Secolo un giornale milanese del

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Prendo dal giornale gli articoli, qua e là; preferisco quelli piccoli che sono più facili da raccogliere con lo scanner. Anche in questo non manca il taglio ideologico, ma penso che farà comunque piacere leggerlo ai triestini "doc".

Una nota preliminare: l'elenco delle iniziative, al di là dell'attribuzione del merito, dà uno spaccato interessante di quelle che dovevano essere le condizioni di vita dell'epoca.
Il Secolo suppl. al numero 9631 ha scritto: LA PUBBLICA BENEFICENZA
POCHE città nel loro bilancio comunale, hanno — proporzionatamente — tante spese per opere di pubblica beneficenza, quante ne ha Trieste. Il nostro Comune, che — per opera del partito italiano — ha voluto far da sé, cioè senza il concorso del governo, mantiene : un ospitale generale, un manicomio, un ospitale per malattie contagiose, ed oltre a ciò : una casa di ricovero per i vecchi invalidi, una casa di lavoro per i ragazzi dediti al vagabondaggio (corrigendi), una casa-scuola d'arti e mestieri per i bambini poveri, e cinque giardini d'infanzia.
Nel bilancio consuntivo per il 1891-92, le spese per la pubblica beneficenza oltrepassavano i 550,000 fiorini, che è quanto dire 1,100,000 lire. E ciò considerando che a Trieste, oltre alle pie istituzioni municipali, vi sono : l'Ospizio marino per i bambini rachitici e scrofolosi eretto dagli « amici dell'infanzia; » il Presepio, sale con letti per i bambini poveri, i cui genitori non sanno a chi affidarli mentre vanno al lavoro; l'Ospitale per l'infanzia, le sale di lavoro con macchine da cucire per le operaie povere ; la Latteria popolare per i bambini poveri che non possono avere allattamento dalla madre ; la Guardia Medica permanente e la Poliambulanza eretta dalla Associazione medica; le Cucine popolari, erette dalla società operaia ; la società di Salvataggio ; la società filantropica « La previdenza » che ha in animo di erigere gli asili notturni ; la casse per ammalati, e contro gli infortuni del lavoro, ecc., ecc.
E questo è, mi pare, socialismo in azione !
Al solito, metto il testo decodificato per consentirne la lettura ai motori di ricerca, e l'immagine per consentire la rilevazione di eventuali errori di decodifica del testo stesso.

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Re: Articoli su Trieste del Secolo un giornale milanese del

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Per farmi un'idea oggettiva, usando i dati ISTAT ho riportato 1.100.000 lire del 1891-92 ad oggi.

Corrispondono, centesimo più centesimo meno, a circa 4 milioni e mezzo di euro di oggi.


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Re: Articoli su Trieste del Secolo un giornale milanese del

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Ho trovato su Wikipedia, naturalmente, che giornale era Il Secolo.

http://it.wikipedia.org/wiki/Il_Secolo_%28quotidiano%29

Stando a wikipedia era, all'epoca, il più importante giornale italiano. Il suo direttore, nel momento della pubblicazione e per qualche anno ancora, era Teodoro Moneta, l'unico premio Nobel per la pace che abbia avuto l'Italia (ma chissà perché nessuno ne parla; che ne abbia combinata qualcuna poi? Che abbia pestato qualche piede delicato? Mah). Il giornale fu chiuso per sei mesi da Bava Beccaris, che lo accusò di aver fomentato i moti (ma il direttore non era più Moneta), fu interventista, dopo la guerra si schierò contro il fascismo e alla fine dovette chiudere.

Con un poco di timore per le polemiche che potrebbe suscitare, riporto l'articolo in prima pagina che continua per qualche riga sulla prima colonna della seconda. E' il più esplicitamente politico di tutto il giornale.

Non riporto una fotocopia leggibile della pagina che verrebbe troppo grande. Metto un'immagine di insieme.

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L'articolo presenta una visione, senza dubbio di parte, della vita della città alla fine del XIX secolo. Potrei rilevare anche qualche contraddizione proprio conseguente a questa visione di parte, però il quadro della città che ne viene fuori mi sembra interessante. E' un documento dell'epoca, con fatti ed opinioni, sul quale riflettere.
Il Secolo suppl. al numero 9631 ha scritto:TRIESTE QUAL È
CERTO se vi è una città italiana dove l'anima del popolo ancora sogni l'ideale della grande epopea della redenzione nazionale, questa città è Trieste. — Trieste, ove arde ancora l'ultimo tizzone acceso durante il meraviglioso risveglio italiano che fu tutta una trionfale fiaccolata : da Milano a Venezia, da Venezia a Palermo e a Roma.
La battaglia la si combatte sopratutto tenendo alto l'onore dell'arte bella italiana.
Di questa battaglia c'è il segno in ogni angolo della città. Nelle piazze, ove il popolo mercanteggia in quel dolce dialetto che pare una sfida o un' affermazione italiana nelle sue caratteristiche cadenze; e nelle vie ove i negozi ostentano le stoffe policrome disposte a formare la tricolore italiana, e nelle insegne stesse dei negozi, anche di quelli di mercanti tedeschi discesi a contendere il pane ai mercanti indigeni, che pare dicano: o straniero, il linguaggio italiano non lo potrai strappare a questa terra ! — e nell'ordine architettonico delle case e dei palazzi, italiano sempre, anche quando l'architetto, che dovette studiare a Vienna, ha dovuto per conseguenza portare nel suo lavoro l'impronta dello studio fatto in terra straniera.
E poi nelle scuole, nelle case, nelle chiese, negli uffici pubblici, nei circoli, lungo le rive del mare e sulle colline, nello sport, nelle relazioni degli affari, nella Borsa, negli uffici pubblici, nei circoli, lungo le rive del mare e sulle colline, nello sport, nelle relazioni degli affari, nella Borsa, negli uffici del governo stesso penetra, si propaga, si afferma questo colossale combattimento per l'ideale nazionale.
Ancora, mentre la vecchia arte lirica muore, o agonizza nei singhiozzi musicali di Donizetti, di Bellini, di Verdi — seconda maniera — cedendo il campo a una nuova più umana , più vera, o più dotta, più aristocratica ; ancora il popolo triestino dà plebisciti d'entusiasmo a quelle vecchie gloriose opere che nel passato seppero rendersi benemerite del movimento nazionale italiano.
Qui il popolo che si sente isolato dal resto del popolo italiano, scoppia in lagrime quando sul palcoscenico i cori intonano la invocazione al risveglio del leone di Castiglia, e si afferma che « siano tutti una sola famiglia. » L'entusiasmo patriottico arrivò al punto — nel 1888- — da indurre il governo a vietare la rappresentazione dell'Ernani a Trieste. E si vietò pure la Marsigliese, un'operetta. E Patria, di Sardou ; e si proibisce tutto ciò che nelle opere musicali o nel teatro di prosa esalta o solo accenna all'Italia. In molte produzioni ove c'entra qualche soldato o ufficiale italiano, l'attore esce vestito da fantaccino francese o spagnuolo.
Ma cacciata la musica patriottica dal teatro , ricomparisce nelle osterie , nelle osterie, nelle bettole, o per le vie ; fiorisce sulle bocche delle donne del popolo che lavorano cantando musica italiana, musica nazionale. Ora abbiamo anche noi una canzonetta, due, dieci canzonette popolari triestine ad ogni carnevale ; ma egualmente le canzoni napoletane prendono il sopravvento. La polizia sequestra i giornali, le canzoni, i libretti d'opera, e mette in prigione i popolani che ritornano dal lavoro cantarellando cori patriottici ; e i giornali, i libretti, le canzoni rimangono , si diffondono , non si sa come, in ogni casa, in ogni vicolo, in ogni officina.
Cosi tutta Trieste è piena di voci italiane che ripetono la sua fede, il suo sentimento , il suo carattere : voci rauche di uomini, e tenere voci di fanciulle innamorate, e severe voci di vecchi che sognano il gran giorno, tementi di morire senz'avere veduto il trionfo del sogno di Mazzini e di Dante, di Garibaldi e di Cattaneo.
Un cittadino regnicolo recatosi con chi scrive ad una seduta del Consiglio municipale di Trieste, si meravigliò che si usassero forme parlamentari italiane , demarcazioni di partiti in Sinistra e Destra, regolamenti simili — nelle debite proporzioni — a quelli vigenti nel Parlamento nazionale di Roma. E si meravigliò come — sotto il vigile e sospettoso occhio della Polizia austriaca — tanto si osasse, da acclamare in piena seduta a Garibaldi (gennaio 1890)'.
E un altro regnicolo espresse meraviglia apprendendo che tutta Trieste intelligente si appassiona alla vita parlamentare italiana, e ne attende i resoconti e si divide prò o contro l'uno o l'altro partito, l'uno o l'altro uomo politico ; ignorando invece, non per ostentazione, ma per ignoranza vera, per disinteressamento naturale, tutto ciò che riguarda la politica austriaca, e ogni manifestazione di vita così detta austriaca. E per citare un esempio dirò che la grande maggioranza dei cittadini, di tutti i ministri austriaci non conosce che il conte Taaffe, per averne veduto il nome scritto in calce ai frequenti decreti di scioglimento di associazioni nazionali italiane.
Perché è così : Trieste moralmente oggi, come dalle sue origini, vive di vita italiana. Moralmente, intimamente, Trieste è redenta! E se I'operosità feconda della Lega Nazionale fosse incominciata trenta anni fa, anche le odierne lotte con gli slavi delle campagne non esisterebbero.
Questa indifferenza per tutto ciò che è austriaco, naturalmente eccita contro la città il furore del dominatore. Così si rifiutano a Trieste: Università, ferrovie, facilitazioni doganali, conservazione di vecchie otto volte secolari gabelle ; e si tolgono franchigie ereditate da secoli, e concesse per reciproci patti.
Per conseguenza la città e il governo sono in lotta perenne. Lotta di astuzie e di dispetti, e lotta anche di illegalità e di soperchierie.
Ma da questo cozzo tra il Comune ed il governo una cosa ne esce ringagliardita: l'odio della cittadinanza per il governo; e si ringagliardisce pure il partito liberale che da trent'anni quasi è al potere al Comune.


Allora s’accorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII)
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babatriestina
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Re: Articoli su Trieste del Secolo un giornale milanese del

Messaggio da babatriestina »

Sto leggendo una storia d'Europa fra il 1880 e il 1945, di un autore inglese, ed ho proprio letto le pagine dedicata all'Italia della fine Ottocento.. bene, in questa perorazione su Trieste io ci leggerei una sorta di rimpianto come a dire Noi in Italia adesso siamo assai mal messi, abbiamo perduto l'ardore del Risorgimento "l'anima del popolo ancora sogni l'ideale della grande epopea della redenzione nazionale, " ecco segno quell'ancora, come se in Trieste volessero trovare gli entusiasmi e le illusioni ormai perduti.
Confermo un passo
quando sul palcoscenico i cori intonano la invocazione al risveglio del leone di Castiglia, e si afferma che « siano tutti una sola famiglia.
si tratta della rappresentazione dell'Ernani al Politeama Rossetti a cui era presente mia nonna che mi diceva "Co i cantava Si ridesti il leon di Castiglia vegniva zo el teatro!"
invece interessante l'ultimo passo
Così si rifiutano a Trieste: Università, ferrovie, facilitazioni doganali, conservazione di vecchie otto volte secolari gabelle ; e si tolgono franchigie ereditate da secoli, e concesse per reciproci patti.
sull'università, si sa.. ma mi piacerebbe sapere cosa intendono per le ferrovie che si rifiutano, cosa sono le facilitazioni doganali eliminate ( sospetto che intenda riferirsi alla trasformazione della città franca al solo punto franco in porto) e cosa sono la franchigie per giunta concesse per reciproci patti, come se avessero rinnegato le condizioni della Dedizione!
mi vien da pensare che abbiano trovato il solito triestino che già allora si lamentava "anche questo i ne ga cavado", :-D


"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
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sono piccolo ma crescero
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Re: Articoli su Trieste del Secolo un giornale milanese del

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Continuo con la presentazione della città. Anche in questo articolo è evidente il taglio ideologico, però ... siccome parla bene dei masegni, l'articolo incontrerà di sicuro maggiori favori. ;-)

Riporto prima il testo raccolto con lo scanner, poi la fotocopia, riportata su tre colonne, mentre l'articolo è in una sola. Al solito, se qualcuno riscontrasse errori di conversione da parte dell'OCR è pregato di segnalarli.

Nell'articolo poi si parla di un panorama preso dall'Obelisco di Opicina. Non trovo questo disegno. Ne metto, in fondo, qualche altro preso tra le tavole fuori testo della pubblicazione.
Il Secolo suppl. al numero 9631 ha scritto:LA CITTÀ
ATTRAVERSO la città nuova, bianca, pulita, dal selciato regolare, a larghe lastre di arenaria quasi bianca, le vie si schierano come una immensa scacchiera. E senza monotonie, perché ogni via ha in fondo, o di sopra, o in faccia, un quadretto nuovo: il mare, il gran mare classico della latinità vittoriosa per venti secoli di incontrastato dominio; il mare seminato di natanti di ogni colore, grandi e piccini, a vela e a vapore; oppure l'altro quadro eternamente bello: i monti grigi, le colline verdi popolate di ville e di case campestri: Scorcola, Belvedere, Cologna, Montebello, Opicina; e lontano, il braccio magnifico dei monti Vena, quasi azzurri, dai quali si distacca il promontorio di Miramar, e più in fondo Duino, ove la catena si inabissa nelle lagune di Monfalcone e tocca le piane del Friuli orientale.
Veramente Trieste non la si può prendere d'un colpo d'occhio. Vista dal mare appare in semicerchio tra il promontorio di Sant' Andrea, dove poggia la Lanterna, e il Portonuovo. La riva è asserragliata da una lunga fila di case e di palazzi : una sola chiesa: i Greci; la fila è interrotta da una fuga di vie che si perdono nell'interno della città. Solo verso il Portonuovo, tra due file di caseggiati, il Canai Grande si apre un varco nel cuore della città per circa 300 metri, formando uno dei punti più caratteristici di Trieste, perché fa vedere i bastimenti nel bel mezzo della città, inaspettatamente, a chi dal Corso entra nelle vie laterali del Ponterosso, del Canai Grande. di Sant'Antonio, ecc.
In fondo al Canale si eleva una chiesa in istile romano, Sant'Antonio, di fianco la chiesa dei Greci scismatici, San Spiridione, in istile puramente bizantino.
Vista dal mare, dunque, Trieste appare quasi piccina. Due colline, sorgenti dal cuore delia città, San Giusto e San Vito, fanno credere a due possibili limiti. Invece, dopo aver dato la scalata a quelle due colline, la città si precipita ad occupare le valli che vi si aprono dietro, e a dare nuovo assalto agli altri colli che le si presentano di fianco , sviluppandosi tra muraglie di monti, e fra l'allegria degli orti e dei boschetti. Perciò da qualunque parte l'osservatore si presenti, non potrà mai abbracciare tutta la città. Quel disegnò che vi presento come Veduta generale, fu preso dall'Obelisco di Opicina ; ma esso non potè abbracciare i rioni nuovi sviluppantisi tra il colle del Farneto e la valle di San Giovanni, e nella valle di Montebello, ove oggi esiste l'ippodromo del Trotter triestino, dal quale si gode una vista magnifica del mare e dei colli circostanti.
A detta di molti forestieri, poche città italiane presentano bellezze naturali quali ne presenta Trieste. Per la sua posizione invidiabile, Trieste attirò a sé molti artisti, che vollero inspirarsi alle sue purpuree aurore e ai suoi tramonti di fuoco : da Giorgio Byron a Carlo Nodier e a Giosuè Carducci, che vi si dimostrò entusiasta.
Del resto, nel suo insieme, Trieste mostra l'avvicendarsi delle epoche nei ruderi romani che attestano le sue origini; nelle viuzze dei vecchi rioni, negli avanzi delle sue mura medioevali, e delle rozze torri impastate di ciottoli informi, tenuti insieme da un cemento che il popolo dice fatto dal diavolo ; nelle case patriziali, povere oggi, malandate, ma che conservano ancora gli scudi gentilizi, le leggende scolpite sulla pietra viva, i pozzi nei cortili che conservano lapidi e inscrizioni latine ; nelle vie e nelle case della città così detta « nuova » anguste quelle, misere queste, che ridicono della miseria intellettuale di quella popolazione mercantesca che fiorì in quei rioni allora nuovi, quando l'imperatrice Maria Teresa e i suoi successori diedero al commercio triestino ogni libertà, nei quartieri nuovissimi che ostentano caseggiati moderni ed eleganti ; pare da tutto ciò esca la voce della storia, a narrare di Trieste, latina prima, friulana e veneta poi, italiana ora e nell'avvenire. E l'impressione è buona, è sana, è benefica, come è benefico il senso artistico, il quadro splendido che si gode dal colle del Farneto, dalla villa Revoltella , come è sano il profumo del mare, goduto dal passeggio di Sant'Andrea, che pare un frammento di Liguria trapiantato su questa costiera cantata da tanti poeti e sospirata da tanti esuli.
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Qualche disegno legato a ciò di cui si parla nell'articolo

Il porto

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La riva Carciotti

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Il piazzale della stazione visto dal mare (oggi non è più visibile così)

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La Lanterna

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Il ponte Rosso ed il canal Grande

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La Torre del Lloyd, da dove partiva il passeggio sant'Andrea.

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Re: Articoli su Trieste del Secolo un giornale milanese del

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Ho messo per sbaglio la torre del Lloyd e quindi aggiungo subito l'articolo relativo. Speravo mi andasse bene e invece, non dimentichiamo che gli articoli sono a firma di "un esule", anche qua se la prende col governo in carica :-D
Il Secolo suppl. al numero 9631 ha scritto:IL LLOYD
NON è fuor di luogo accennare qui ad una delle più poderose società di navigazione a vapore del Mediterraneo: la Società del Lloyd. Fu fondata a Trieste nel 1834. Ebbe un'altalena di rialzi e di ribassi; fino a che nel 1891, non se ne immischiò il governo, il quale, naturalmente tende a farne una istituzione prettamente governativa, cominciando dall'imporre alle ciurme dei piroscafi, agli impiegati dell'amministrazione, la conoscenza della lingua tedesca!
Del resto il Lloyd rimarrà sempre una istituzione italiana. Italiani sono i nomi dei suoi 80 piroscafi. Italiani i suoi impiegati, italiano il suo consiglio d'amministrazione, italiani gli operai del suo splendido Arsenale, dove si costruirono i più grandi e più belli piroscafi della Compagnia. Ha numerosissime Agenzie con propri rappresentanti, nei principali porti dei due emisferi; e a Trieste la sede sontuosissima dà un'idea della poderosità della Società.
La fotocopia
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Re: Articoli su Trieste del Secolo un giornale milanese del

Messaggio da AdlerTS »

sono piccolo ma crescero ha scritto:Il piazzale della stazione visto dal mare (oggi non è più visibile così)

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Quei tre archi a sinistra poderia esser el punto dove sfociava el Klutsch

(vedi anche la cartina de Mister Kappa )


Mal no far, paura no gaver.
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Re: Articoli su Trieste del Secolo un giornale milanese del

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Mi sono fermato con la pubblicazione degli articoli per due motivi: non lo so quanto abbiano interessato e, soprattutto, alcuni mi sembravano un poco troppo scorretti da un punto di vista politico. Se a qualcuno interessano, li mando privatamente.

Volevo, però, completare la stampa dei bellissimi disegni che corredano la rivista. Secondo me sono copie a penna di fotografie.

Il Corso

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Piazza della Borsa

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Il monumento a Massimiliano

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