Adler scriveva
http://www.nationalgeographic.it/popoli ... o-1472588/
Re: Roma no iera solo Tergeste, Aquileja e Istria
Messaggioda AdlerTS » mer gen 23, 2013 12:51 pm
Jera anche sabato o domenica scorsi sul Piccolo: adesso anche en National Geografic dedica un articolo all'accampamento roman apena rintracciado:
Il più antico castrum romano è stato scoperto non lontano da Trieste da un team di ricercatori italiani: secondo gli studiosi potrebbe essere quello descritto da Tito Livio in uno dei capitoli della sua raccolta Ab Urbe Condita.
articolo completo su
http://www.nationalgeographic.it/popoli ... o-1472588/
l'articolo è sempre a quel link e vi linko la foto.. capirete perchè

e ricopio il testo, perchè è interessante vedere come viene trasmesso:
Scoperto a Trieste il più antico accampamento romano
Il castrum, che potrebbe essere quello descritto da Tito Livio, è stato individuato un team di ricercatori italiani grazie a un telerilevamento laser
di Alice Danti
due giorni prima 22 gennaio, l'articolo del PiccoloL’accampamento è stato individuato grazie alla rielaborazione dei dati Lidar acquisiti a bordo di un elicottero, e se le future prospezioni geofisiche e gli scavi dovessero confermare le prime ipotesi degli studiosi, il forte triestino sarebbe con ogni probabilità più antico di almeno 100 anni dell’accampamento romano finora ritenuto il più antico: quello identificato nel 2012 a Hermeskeil, in Germania, e riferibile alle guerre galliche.
Indagini ad alta quota
Il LiDAR (light detection and raging) è una tecnica di telerilevamento che grazie all’uso di un fascio laser, montato su un elicottero o un aereo, permette di ottenere delle mappe altimetriche tridimensionali del terreno anche attraverso la copertura degli alberi. In questo studio gli archeologi hanno utilizzato i dati che la Protezione Civile della Regione Friuli Venezia Giulia ha acquisito nel corso degli anni per il monitoraggio ambientale,
rielaborandoli con dei software appositamente dedicati al rilevamento archeologico.
Già nei primi anni del Novecento uno studioso aveva segnalato l’esistenza di una doppia cerchia muraria sul Monte Grociana, a pochi chilometri da Trieste, ma attualmente le strutture descritte non erano più visibili visto che l’area è ricoperta da una fitta boscaglia.
Federico Bernardini, archeologo del Centro di fisica sperimentale Abdus Salam di Trieste (ICTP), nonché uno degli autori dell’articolo pubblicato sul Journal of Archaeological Science, racconta che “la scoperta è avvenuta quasi per caso, inaspettatamente. Quando abbiamo iniziato ad analizzare i dati ottenuti con il LiDAR in realtà ci aspettavamo di trovare i resti del castelliere dell’Età del Bronzo descritto da Marchesetti nel 1903, cioè di un piccolo villaggio fortificato a pianta circolare; invece è apparsa una struttura rettangolare molto grande che, vista la sua forma regolare, non poteva essere di certo protostorica”. La struttura individuata è infatti costituita da una doppia cerchia muraria di forma rettangolare: quella esterna, orientata nord-sud, ne contiene una più piccola orientata in maniera leggermente diversa (vedi immagine a destra).
L’origine romana della struttura è stata poi confermata da una successiva ricognizione archeologica del sito che ha portato alla luce alcuni frammenti di orli di anfore. I due frammenti ceramici sono stati sottoposti ad una microtomografia computerizzata a raggi X, in modo da ottenere una dettagliata ricostruzione virtuale del profilo che ne consentisse una datazione precisa su base tipologica. Sulla base dei profili ottenuti presso il Laboratorio multidisciplinare dell’ICTP, entrambi i frammenti sono risultati appartenere ad una tipologia di anfore diffuse tra la fine del II secolo a.C e l’inizio del I.
La conferma nelle fonti storiche e nei reperti
Come racconta Tito Livio nelle sue cronache Ab Urbe Condita, durante la prima fase della terza guerra contro gli Istri la flotta romana si sarebbe mossa dal Lacus Timavi, cioè il mare di fronte a Monfalcone, per dirigersi verso il primo porto delle coste istriane. Da lì due legioni consolari si sarebbero accampate più all’interno, a circa sette chilometri dalle navi.
Così, sulla base della posizione geografica - il monte Grociana si trova proprio a 7 chilometri dall’antico porto di Stramare, uno dei primi approdi della regione istriana - delle fonti letterarie e dei reperti ceramici, secondo gli archeologi l’antico castrum coinciderebbe proprio con l'accampamento descritto da Tito Livio, e sarebbe quindi stato costruito durante le guerre contro Istri e Carni, iniziate nel 181 a.C. con la fondazione di Aquileia e conclusesi nel 177 a.C. con la definitiva conquista dell’Istria.
Archeologia del futuro
Per Bernardini, lo studio delle immagini LiDAR ha permesso inoltre la scoperta di molti più siti - tra cui tumuli funerari, fortificazioni e terrazzamenti agricoli che vanno dalla preistoria all’età romana - di quanti non siano stati individuati in anni di indagini archeologiche sul campo.
“Il nostro studio, oltre ad aver individuato uno degli accampamenti romani più antichi, conferma che il LiDAR è una delle tecniche di indagine archeologica più promettenti per il futuro. Questa tecnologia infatti consente di vedere le strutture sepolto nel sottosuolo anche al di sotto della copertura arborea e con un risoluzione centimetrica”.
http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cro ... -1.6379864
Bene.. in quel periodo gennaio 2013 i vari siti si palleggianoe rilanfìciano la notizia.Una struttura larga il doppio di piazza Unità e di pari lunghezza, sul monte Grociana piccola. Nascosti sotto gli alberi, i ciuffi d’erba e le pietre del Carso triestino, ci sono i resti delle fortificazioni di un campo militare romano risalente al II secolo a.C. Risulta peraltro che si tratti del più antico fra quelli finora individuati in tutta Europa dagli esperti del settore: superficie da 165 metri per 134, forma rettangolare e orientata Nord-Sud, con all’interno un ulteriore perimetro più piccolo (100 metri per 43) dall’orientamento differente. La rilevante scoperta storica è stata firmata da un gruppo di ricercatori guidati dall’archeologo Federico Bernardini del Laboratorio Multidisciplinare dell’Ictp - Centro internazionale di fisica teorica con sede a Trieste. Gli importanti esiti del lavoro di ricerca sono stati inseriti in un articolo che ha meritato la pubblicazione sulla pretigiosa rivista internazionale “Journal of Archaeological Science”.
Com’è stato possibile arrivare a questo traguardo? Tutto è iniziato, racconta Bernardini, quando «mi è stato chiesto dalla Guardia forestale di effettuare un sopralluogo sul monte Grociana piccola, dove si pensava vi fosse un castelliere protostorico. L’altura è coperta da un fitto bosco. In quell’occasione ho chiesto se avevano a disposizione i dati LiDAR (Light detection and ranging, sistema di telerilevamento laser, ndr), acquisiti qualche anno prima per la Protezione Civile dalla ditta Helica con rilevazioni effettuate da un elicottero». Per recuperarli e consultarli, a Bernardini è stato quindi suggerito di contattare Alessandro Sgambati (secondo autore della ricerca) dell’Ispettorato agricoltura e foreste di Gorizia e Trieste. Proprio attraverso l’elaborazione dei dati è stato allora creato un modello digitale del terreno, eliminando virtualmente la vegetazione presente. Bernardini e Sgambati sono «rimasti a bocca aperta», rivela il ricercatore dell’Ictp, da quanto si è materializzato davanti ai loro occhi: nessuna pianta di forma irregolare tipica dei castellieri, ma una perimetrazione rettangolare. Il primo, fondamentale, tassello di un mosaico che si è via via composto sino a completarsi.
Altri elementi chiave sono stati rinvenuti direttamente sul posto: resti di anfore repubblicane, del tipo Lamboglia 2 (frammenti di questa tipologia di anfora erano stati rinvenuti in passato nella zona di Cattinara, vicino a Muggia e in vari punti della Slovenia), poi analizzati tramite microtomografia computerizzata ai raggi x nel Laboratorio Multidisciplinare dell’Ictp. Laboratorio che, negli ultimi anni con il progetto Ictp/Elettra Exact (Elemental X-ray Analysis and computed Tomography, finanziato dalla Regione) di cui è responsabile Claudio Tuniz, è stato dotato di innovativi strumenti analitici portatili per lo studio non distruttivo e la conservazione di beni culturali. Un gioiello scientifico, unico in Italia e con pochi pari in Europa. Il responso delle analisi sulle sezioni virtuali dell’orlo delle anfore ha permesso di sancirne tipologia e datazione. Incrociando tutte le informazioni ottenute, lo staff è giunto alla conclusione di come la fortificazione romana in pietra fosse già presente sul monte Grociana piccola alla fine del II secolo a.C., presumibilmente costruita per essere una base nel periodo della conquista romana dell’Istria. Non è comunque escluso che la realizzazione dell’accampamento militare fosse stata avviata ancora prima.
Ieri grande notizia sul Piccolo:
Spuntano i resti dell'antica Tergeste
L'antenata romana di Trieste scoperta grazie a una particolare tecnica radar. Gli insediamenti, grandi quanto 30 campi di calcio, situati prevalentemente nell'area tra Muggia e Montedoro
http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cro ... 1.11057920
il testo
Scoperti i resti dell'antica Tergeste, l'antenata di Trieste: è un accampamento militare romano affiancato da due forti minori e probabilmente costruito nel 178 a.C. È anche la prima fortificazione militare romana mai individuata in Italia.
Annunciata sulla rivista dell'Accademia di Scienze degli Stati Uniti (Pnas), la scoperta si deve al gruppo coordinato dall'archeologo Federico Bernardini, dell'Istituto Internazionale di Fisica Teoretica Abdus Salam a Trieste e del Museo Storico della Fisica e Centro di Studi e Ricerche Enrico Fermi a Roma. I ricercatori hanno utilizzato un radar ottico chiamato lidar (light detection and ranging), montato su un aeromobile, e il georadar per analizzare il paesaggio archeologico della zona di Trieste, vicino al confine con la Slovenia.
Grazie al lidar è stata ottenuta una mappa dall'alto che è stata poi analizzata nel dettaglio con il georadar. Sono state così individuate le strutture sepolte: il campo principale, chiamato San Rocco, e i forti più piccoli Grociana piccola e Montedoro. Il campo grande si estende su 13 ettari, quanto 13 campi da calcio, ed è strategicamente situato nei pressi della baia di Muggia, un porto naturale protetto.
praticamente si tratta di un ampliamento del precedente.. ma come i forti romani possano essere l'antica Tegeste ( e come se non se ne fosse saputo nulla finora..) mah...«Gran parte dei resti affiorano sulla superficie e appaiono come dossi coperti da vegetazione» dice Bernardini. La loro conservazione si deve alla bora, «nell'area – rileva l'esperto - è così intensa da aver impedito sia la coltivazione sia l'edificazione e il terreno nei secoli è stato adibito solo a pascoli». La datazione dei resti è stata possibile grazie ai frammenti di anfore scoperti nella zona, che per lo stile (greco- italico) e i materiali (minerali vulcanici) sono state realizzate in Lazio e Campania fra fine terzo secolo a.C e inizio secondo secolo a.C. I Romani, spiega Bernardini, costruirono probabilmente il campo di San Rocco durante uno dei conflitti con gli Istri (178-177 a.C). Secondo gli autori il campo è uno dei primi esempi di fortificazioni militari romane, da cui si sono sviluppate numerose città moderne lungo il Mediterraneo.
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16 marzo 2015
e ovviamente come immagine linkano quella del forte che ho riportato sopra..